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L'operazione psicologica dell'ambasciata USA in Perù
Di Annalisa (del 22/12/2006 @ 15:31:58, in Perù, linkato 1790 volte)

Da una recente inchiesta del El Commercio, risulterebbe che la popolarità del presidente peruviano Alan García negli ultimi sei mesi, abbia registrato un calo di consensi pari a 17 punti.
Le sue roccaforti continuano ad essere Lima e la costa nord, dove tra l’altro ha ottenuto il maggior numero di voti nelle recenti elezioni presidenziali del maggio scorso.
Varie sono le interpretazioni: secondo l’analista politico Eduardo Toche questa tendenza è dovuta al fatto che la popolazione inizia a esigere l’applicazione di misure governative che possano dare risultati concreti a breve termine.
Altri analisti invece credono che la caduta di popolarità del presidente sia dovuta in realtà al fatto che il popolo lo sente troppo vicino alla destra, troppo interessato alla risoluzione dei problemi dell’oligarchia del paese e veramente troppo onnipresente nei mezzi di comunicazione, quasi come un “maestro di cerimonie”.
Probabilmente hanno avuto un ruolo importante anche le pressioni che sta portando avanti con il Congresso per il ripristino della pena di morte contro i terroristi e lo scandalo che lo ha coinvolto poco tempo fa quando si è visto costretto al riconoscimento di un suo figlio nato fuori dal matrimonio e di cui aveva sempre negato l’esistenza.
Alla luce di tutte queste interpretazioni appare quindi quanto meno senza fondamento la denuncia fatta dall’ambasciata statunitense a Lima secondo la quale esiste un complotto organizzato da imprenditori della destra e da militari per attentare alla vita di Alan García.
Ci sono in merito, alcune considerazioni importanti da fare.
Innanzitutto il rapporto dell’ambasciata statunitense è stato divulgato dalla televisione tramite il Canal N che appartiene alla stessa famiglia proprietaria del quotidiano El Commercio. Secondo questo rapporto, il piano per assassinare Alan García è stato ideato nel mese di ottobre 2006 e dovrebbe essere messo in pratica a Gennaio 2007 con la modalità di un attentato all’aereo presidenziale in uno dei viaggi del presidente in Perù. Questo piano sarebbe stato messo in atto per la crescente preoccupazione da parte di alcuni settori dell’imprenditoria riguardo al fatto che il presidente possa tradire i loro interessi.
L’ambasciatore degli Stati Uniti a Lima ha subito fatto dietrofront affermando che la delegazione diplomatica del suo paese “non considera credibile” l’ipotesi dell’attentato a García ma che ha semplicemente “trasmesso la sua preoccupazione alle autorità peruviane”, le quali dal canto loro hanno avviato le indagini ma hanno seri dubbi sulla veridicità delle affermazioni.
Verrebbe da pensare che il lupo perde il pelo e non il vizio.
E’ evidente una goffa e traballante intromissione da parte della diplomazia degli Stati Uniti negli affari interni del Perù. E’ evidente che per questo viene utilizzato sfacciatamente un mezzo televisivo, infatti non si capisce come un rapporto diplomatico di “intelligence” che dovrebbe avere carattere di massima segretezza possa essere letto per televisione.
Alla fine è evidente, vista la premessa, anche lo scopo di tutto ciò. Dal momento che la popolarità del presidente Garcia è in calo dopo soli sei mesi dalle elezioni e dal momento che settori via via più ampi della popolazione scendono in campo sempre più a voce alta contro García e l’APRA si rende necessaria “un’operazione psicologica”.
Luis Arce Borja direttore de El  Diario Internacional, dalle pagine del suo giornale, ce ne spiega il significato: “le operazioni psicologiche … si applicano in momenti di acuta crisi economica e di fragilità dello stato oppressore, cioè quando la fame, la miseria, la disoccupazione, la sottoccupazione, la miseria estrema aumentano in maniera vertiginosa e i cui effetti accelerano la lotta di classe”
Ora convertire “García Pérez da carnefice in vittima” può essere una operazione psicologica studiata a tavolino. Farlo passare da vittima dell’oligarchia quando in realtà la rappresenta fino in fondo è senz’altro un’operazione psicologica che dovrebbe insinuare questo dubbio nel popolo: se la destra lo vuole morto, evidentemente egli non è dalla parte dei ricchi e potenti, come invece noi crediamo. E come non segnalare che questa operazione psicologica ha anche lo scopo da parte della Casa Bianca di rafforzare la posizione di uno dei pochi vassalli fedeli al governo USA che rimangono in Sud America? 
“Perché uccidere la gallina dalle uva d’oro ?” si chiede Luis Arce Borja  e in effetti indicare come mandanti del complotto i militari e l’imprenditoria peruviana appare evidentemente come un gioco di fantasia, dal momento che nessuno come García difende gli interessi economici dell’oligarchia e dei gruppi di potere in Perù.
Proprio in questi giorni il El Diario Internacional sta pubblicando un lista di nominativi di bambini e bambine torturati e uccisi da militari e polizia durante il conflitto armato interno tra il 1980 e il 2000. Responsabili ne sono i governi genocidi di Belaunde, García Pérez e Fujimori.