La marcia del quattro.
editoriale di
Carlos A. Lozano Guillén.
Non prenderò parte alla marcia del 4 febbraio prossimo, convocata dal governo indecente di Álvaro Uribe Vélez, dalla terrorista Fondazione Cubano Nordamericana di Miami, dal criminale di lesa umanità Salvatore Mancuso e dai partiti della “parapolitica”, tra le altre “bellezze” che si esibiranno per le strade della Colombia e dei paesi di altre latitudini.
Non è una marcia contro il sequestro e ancor meno a favore dello scambio umanitario. Si sbaglia chi crede ingenuamente che questo argomento rientra nei propositi bellici e intolleranti dei promotori. Non è casuale la scelta della data della marcia che coincide con la stessa in cui quale vari anni fa, il colonnello Hugo Chávez e altri militari venezuelani cercarono di rovesciare Carlos Andrés Pérez.
La manifestazione è stata convocata contro Chávez e contro la Rivoluzione Bolivariana ed è parte del consenso forzato, manipolato da inchieste per aprire la strada alla seconda rielezione di Uribe Vélez. L’atmosfera nel paese, creata dalla marcia, diffusa con l’isterica pubblicità dei grandi mezzi di comunicazione, è di intolleranza e di aggressività. Quello che è successo a Piedad Córdoba all’aeroporto di Bogotà, quando fu aggredita verbalmente con i peggiori insulti da un energumeno uribista, rivela il grado di sfrontatezza e aggressività di questi scagnozzi. A maggior ragione quando vengono incoraggiati dall’alto del potere con le dichiarazioni del ministro dell’interno Carlos Holguín Sardi, erede della virulenza e del settarismo di Laureano Gómez.
Unirsi a questa marcia vuol dire rinforzare le aspirazioni generali dell’uribismo.
Vuol dire sommarsi all’orda di violenza e intolleranza. E si sbagliano anche quelli che credono che in questo mucchio ci possa essere una “pesca miracolosa” di voti per le prossime elezioni. La sinistra ha principi e convinzioni che vanno mantenute. E’ l’ identità che la differenzia dalla destra reazionaria e dagli opportunisti dei brogli elettorali che vanno al viavai delle congiunture politiche a seconda degli interessi particolari.
La sinistra e il movimento sociale devono avere la loro propria agenda in materia di intercambio umanitario e di pace con democrazia e giustizia sociale. Non si può cadere nel tranello del governo di far credere che l’unico problema del paese è il sequestro, mentre i suoi amici della motosega assassinano i militanti dell’opposizione e gli attivisti sociali.
L’ amén del silenzio uribista davanti alle migliaia di desaparecidos per la pratica del terrorismo di Stato. La sinistra sta contro il sequestro e contro ogni pratica, anche quelle governative che violino la dignità dell’essere umano.
Questa è la differenza principale, che non permette nessuna condivisione con la marcia del 4 febbraio.
Traduzione di Annalisa Melandri