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Carlos A. Lozano Guillén: perchè non partecipo alla marcia del 4 febbraio
Di Annalisa (del 31/01/2008 @ 23:49:02, in Colombia, linkato 1145 volte)
La marcia del quattro.
editoriale di
Carlos A.  Lozano  Guillén.
direttore del Semanario Voz, settimanale del Partito Comunista Colombiano.
 
Non  prenderò parte alla marcia del 4  febbraio prossimo, convocata dal governo indecente di Álvaro Uribe Vélez, dalla  terrorista Fondazione Cubano Nordamericana di Miami, dal  criminale di lesa umanità  Salvatore Mancuso e dai  partiti della “parapolitica”, tra le altre “bellezze” che si esibiranno per le strade della Colombia e dei paesi di  altre latitudini.
Non è una marcia contro il sequestro e ancor meno a favore dello scambio umanitario. Si sbaglia chi crede ingenuamente  che questo argomento  rientra nei propositi bellici e intolleranti dei promotori. Non è casuale la scelta della data della marcia che coincide con la stessa in cui quale vari anni fa, il colonnello Hugo Chávez e altri militari venezuelani cercarono di rovesciare Carlos Andrés Pérez.
La manifestazione è stata convocata contro Chávez e contro la Rivoluzione Bolivariana ed è parte del consenso forzato, manipolato da  inchieste per aprire la  strada alla seconda rielezione di Uribe Vélez. L’atmosfera  nel paese, creata dalla  marcia, diffusa con  l’isterica pubblicità dei grandi mezzi di comunicazione, è di intolleranza e di aggressività. Quello che è successo a Piedad Córdoba all’aeroporto di Bogotà, quando fu aggredita verbalmente con i peggiori insulti da un energumeno uribista, rivela il grado di sfrontatezza e aggressività di questi scagnozzi. A maggior ragione quando vengono incoraggiati dall’alto del potere con le dichiarazioni del ministro dell’interno Carlos Holguín Sardi, erede della virulenza e del settarismo di Laureano Gómez.
Unirsi a questa marcia vuol dire rinforzare le  aspirazioni generali dell’uribismo.
Vuol dire  sommarsi all’orda di violenza e intolleranza. E si sbagliano anche quelli che credono che in questo mucchio ci possa essere  una “pesca miracolosa” di voti per le prossime elezioni. La sinistra ha principi e convinzioni che vanno mantenute. E’ l’ identità che la differenzia dalla destra reazionaria e dagli opportunisti dei brogli elettorali che vanno al viavai delle congiunture politiche a seconda degli interessi particolari.
La sinistra e il movimento sociale devono avere la loro  propria agenda  in materia di intercambio umanitario e di pace con democrazia e giustizia sociale. Non si può cadere nel tranello del governo di far credere che l’unico problema del paese è il sequestro, mentre i suoi amici della motosega assassinano i militanti dell’opposizione e gli attivisti sociali.
L’ amén del silenzio uribista davanti alle migliaia di desaparecidos per la pratica del terrorismo di Stato. La sinistra sta contro il sequestro e contro ogni pratica, anche quelle  governative che violino  la dignità dell’essere umano.
Questa è la differenza principale,  che non permette nessuna condivisione con la marcia del 4 febbraio.
Traduzione di Annalisa Melandri