Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Si tratta di un vero e proprio attacco mediatico quello che la Val di Susa e il movimento NO TAV stanno subendo in questi giorni.
In realtà i media non si sono mai sbracciati molto per ascoltare la voce della Val di Susa e del suo popolo, che al di là del vero nocciolo della questione e cioè l’opposizione alla realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità nella tratta internazionale Torino-Lione, stanno dando filo da torcere ad amministrazioni locali, politici e imprenditori soprattutto per aver organizzato una forma di protesta e di partecipazione popolare intorno alle decisioni da prendere. Partecipazione che è stata definita come “democrazia al lavoro” , operazione di vertenza sociale e territoriale”, “fare politica trasversalmente”. Sono tutti modi diversi per dire la stessa cosa. Centinaia di persone, decine di movimenti, partiti politici, sindacati, associazioni, amministrazioni comunali hanno creato un vero e proprio “laboratorio territoriale”, hanno presentato analisi del progetto e progetti alternativi, studi di impatto ambientale, tutto ciò per dire che loro nella Valle il treno non lo vogliono. Un grande movimento in difesa del territorio.
Probabilmente la crisi di governo e l’imminente appuntamento elettorale stanno preparando il terreno, se nel giro di tre giorni,... Continua a leggere...
Moises Naim: una nuova epidemia dilaga per l'Europa
Su l’Espresso un criminale scrive di onestà intellettuale....
C’è una nuova epidemia in giro per l’Europa, con principi di focolai pericolosi anche negli Stati Uniti. In America Latina circa due terzi della regione ne è affetta.
Ce ne informa Moises Naim in un articolo scritto per la sua rubrica “Senza Frontiere” su l’Espresso.
E’ un’epidemia pericolosa soprattutto per gli interessi ai quali egli è sempre stato ossequiente: e cioè quelli degli Stati Uniti e dell’opposizione antichavista nel suo paese, il Venezuela.
Questa epidemia, come si apprende leggendo quanto scrive, sarebbe la sindrome di Stoccolma che si sta propagando per tutta Europa e che avrebbe come caratteristica principale quella di portare cittadini di continenti lontani a solidarizzare con “quelle bande di assassini e sequestratori” che sarebbero le FARC.
Meno male che Ingrid Betancourt è un pò francese, meno male che è elegante e che è pure bella.
“Liberiamo il nostro cuore” come ci consiglia di fare Francesco Merlo sulle pagine di la Repubblica e guardiamo il video di You Tube che la riprende nella selva, depressa, con il capo chino, smagrita e pallida, sorvegliata dai suoi carcerieri.
E’ quella che ognuno di noi, pur senza aver visto il video ha immaginato fosse in tutti questi anni la condizione di Ingrid Betancourt, e quella degli altri prigionieri nelle mani dei guerriglieri.
Meno male che Ingrid invece, caro Merlo, da bella che era è diventata pallida ed emaciata, meno male che aveva le catene ai polsi, meno male che ha inviato una lettera struggente alla madre.
Meno male infine, che Ingrid Betancourt è prigioniera delle FARC. Meno male che esiste ed è viva, perchè solo questo dà una speranza di vita a tutti gli altri prigionieri.
Mi chiedo cosa ne sarebbe degli altri se per un fortunato evento fosse liberata solo lei.
Parliamoci chiaro, il mondo guarda alla Colombia perchè in Colombia in mezzo alla selva c’è Ingrid Betancourt, incatenata e sofferente. Il mondo guarda e ipocritamente si stupisce di trovarla trascurata e con lo sguardo spento, vestita solo di una “rozza tunica” come se nei tanti e lunghi giorni dell’oblio, in cui spesso la Colombia sprofonda nella sua condizione di “paese democratico moderno in lotta con un problema di terrorismo interno”, la Betancourt fosse in vacanza. Ogni tanto i riflettori si accendono su una barbarie che dura da mezzo secolo perpetrata sistematicamente contro un popolo che sopporta con dignità anche l’insopportabile. I riflettori si accendono e ci si ricorda degli ostaggi e diventa evidente l’incapacità del governo colombiano di trattare, mediare, salvare. Un governo accecato da logiche di potere per le quali trattare vuol dire essere sconfitti. ... Continua a leggere...
(Foto AP)
“Chàvez (e non Chávez) fa sparare contro gli studenti....
In Venezuela la polizia ha fatto fuoco contro gli studenti che contestano il presidente Chàvez. (e non Chávez).”
Non è un trafiletto tratto da Libero o da Il Giornale, ma piuttosto quanto si legge oggi sul sito del TG2.
E il servizio trasmesso in televisione alle 13 non è da meno.
Si afferma (o meglio si fa dire a un manifestante che esibisce un proiettile...) che la polizia, contrariamente a quanto si legge nelle agenzie di tutto il mondo, avrebbe sparato colpi di arma da fuoco sugli studenti che stavano manifestando contro il referendum del 2 dicembre.
Nemmeno Globovision o la stampa d’opposizione venezuelana sono arrivate a tanto.
Il TG2 parla di alcuni giovani a volto coperto e mostra una foto dell’agenzia AP, (quella sopra) affermando senza mezzi termini che si tratterebbe di “agenti dei corpi speciali con il volto mascherato”che sarebbero entrati nell’Università armati sparando sugli studenti. In realtà non si conoscono ancora le loro identità e le autorità in collaborazione con il Rettorato stanno cercando di identificarli tramite le fotografie e le riprese video.
A questo punto ci piacerebbe che la redazione del TG2 ci fornisse la fonte dell’esclusiva.
Inoltre il servizio fa riferimento a due morti quando a Caracas non ci sono state vittime.
I due morti ci sono stati in altri scontri a Maracaibo che nulla hanno a che vedere però con le proteste contro il referendum del 2 dicembre prossimo.
Omero Ciai in Argentina per le elezioni presidenziali vola a La Paz per intervistare Evo Morales il giorno prima della partenza del presidente boliviano per il nostro Paese.
Non leggiamo il solito Omero ironico e sprezzante, ma è ovvio, dal momento che non sta parlando degli “incubi” del pensiero unico Fidel Castro e HugoChávez.
Per intervistare Hugo Chávez La Repubblica infatti inviò tempo fa in Venezuela Daniele Mastrogiacomo, chissà come mai... non è Omero Ciai il latinoamericanista?
Probabilmente a Miami non avrebbero gradito...
Illazioni ironiche a parte, ancora una volta la solita occasione mancata per La Repubblica, la solita intervista piena di luoghi comuni triti e ritriti che tutti ormai conosciamo, la foglia di coca, l’antiamericanismo e la relazione privilegiata con Chávez, (ed è piaciuto moltissimo a Ciai il fatto che Chávez abbia prestato a Evo l’aereo presidenziale per viaggiare in Italia). Domande banali per un’intervista di basso profilo. Che dire poi della scelta della fotografia di Evo Morales con il pane in testa? ... Continua a leggere...
per rispondere ad alcuni commenti..
Il Manifesto a fasi alterne mi accompagna da quando avevo 17 anni.
Proprio per questo motivo non riesco ad immaginare il panorama informativo in Italia senza il Manifesto in edicola e chissà forse per questo pretendo il meglio da quello che considero un po’ anche il “mio” giornale.
Ho trepidato quando nel giugno dello scorso anno, in copertina ho letto “Via Tomacelli, abbiamo un problema...” e mi sono detta “oh no ancora”... e ho creduto anche io come tanti, che fosse importante contribuire anche se con poco al “nostro” giornale.
Noam Chomsky scomodandosi dagli Stati Uniti fece sapere al Manifesto che “in un’epoca in cui assistiamo ai processi di fusione e annessione alle grandi corporations dei media e un degrado dei loro contenuti, abbiamo ancor più bisogno di voci indipendenti di alta qualità (12/7/2006).
Richard Falk (professore di Diritto Internazionale applicato, Università di Princenton) scriveva il 15 luglio 2006 :“è importante che sopravviva come presenza giornalistica vitale, nell’interresse del giornalismo di qualità e per contrastare le numerose tendenze reazionarie, in Europa e altrove, fra le quali vanno incluse le crescenti fusioni degli organi di informazione e opinione sotto il controllo di un numero ristretto di magnati dei media appartenenti alla destra”.
Caro Manifesto.....
pensavo che bastassero i vari La Repubblica, Liberazione e Libero nella veste di sbandieratori di falsità e luoghi comuni su Chávez e il Venezuela.
Perchè pubblicizzare in prima pagina un libro che parla di Hugo Chávez (il caudillo pop) e lo indica come “la nuova icona della sinistra che di fatto assomiglia più al Duce che a Manu Chao”?
Perchè riempirci di belle pagine su Che Guevara se poi in prima si pubblicizza “La via del Che – il mito di Ernesto Guevara e la sua ombra”? di Dario Fertilio, giornalista del Corriere della Sera?
E’ un caso che ambedue i libri siano editi dalla Marsilio Editori, che appartiene al Gruppo RCS e sotto la guida della famiglia De Michelis?
Perchè tante campagne abbonamenti, tante copie a 5 euro, “sostieni il mostro”, sostieni l’indipendenza ... se poi si fanno contratti con chi l’indipendenza l’ha persa da tempo?
E’ vero a sinistra va tanto di moda parlar male di Chávez e fare del revisionismo su tutto, anche su Ernesto Guevara , ma la coerenza, caro Manifesto, per alcuni è ancora un bene prezioso.
Raúl Isaías Baduel
Angela Nocioni ha scritto un articolo su Liberazione del 10 agosto dal titolo: “E’ successo”.
E’ successo che secondo la giornalista e secondo anche Clodovaldo Hernández, (El País di Madrid) dal quale la Nocioni ha letteralmente scopiazzato il contesto e ampi stralci di questo articolo del 27 luglio, “qualcuno di indubitabilmente chavista ha osato criticare in pubblico l’andazzo preso dalla Revolución”. (e non Revoluciòn come scrive la Nocioni).
Questo “qualcuno” secondo Angela Nocioni sarebbe niente di meno che Raúl Isaías Baduel, da poco ex capo dell’Esercito ed ex Ministro della Difesa del Venezuela, uno dei fondatori del Movimento Bolivariano, diresse due giorni dopo il fallito golpe dell’11 aprile 2002 “l’Operación rescate de la Dignidad Nacional” con la quale liberò Hugo Chávez riportandolo a Miraflores. ... Continua a leggere...
Caro direttore, indipendentemente dal discuterne il contenuto, mi sembrava giusto segnalarle che, anche a salvaguardia della professionalità della redazione del giornale, l'articolo della Nocioni, postato in prima pagina su Liberazione del 10 agosto, 2007, riguardante il Venezuela, con le "critiche" del generale Raúl Isaías Baduel del 18 de julio de 2007, a parte l'introduzione sarcastica e anche un po' infantile sul modello "visto che non lo dico solo io", è praticamente la scopiazzatura di un articolo del 27/07/2007 apparso su: http://venezuelareal.zoomblog.com/archivo/2007/07/27/el-proyecto-socialista-de-Chavez-divid.html
Se si vuole invece analizzare veramente il discorso, vi invito a leggere il testo integrale dell'intervento del generale Raúl Isaías Baduel, lo trovate in spagnolo su: http://venezuelareal.zoomblog.com/archivo/2007/07/31/discurso-del-General-Raul-Isaias-Badue.html tra le altre cose, non chiude con un "dio onnipotente ed eterno", ma con le 7 regole dei samurai.
cordiali saluti e buon lavoro Paolo Rossignoli
In risposta a Massimo Cavallini che sostiene che tutta la stampa in particolare quella colombiana, ha accolto le nuove proposte di Uribe come "aperture" ecco le mie fonti:
Semana, dove tutto lascia intendere tranne che si tratti di un’apertura e dove viene citato più volte Moncayo.
BBC dove si parla di propuesta “inviable” El Universal che titola : "La proposta fatta da Uribe alle Farc non è accettabile dicono analisti colombiani" El Espectador, dove da tutto il tono dell’articolo compresi i ripetuti riferimenti ai fischi rivolti ad Uribe tutto si lascia intendere tranne che quel giorno egli abbia fatto una proposta accettabile.
Possono bastare?
Secondo me sì e rendono chiaramente l’idea che Uribe sta diventando imbarazzante anche per quella stessa stampa che egli manipola e controlla abbondantemente.
La proposta di Uribe "un'apertura" l'ho letto solo sul Corriere della Sera, ed è tutto dire..
Che poi Massimo Cavallini ci voglia far credere che su El Tiempo si potrebbe trovare scritto che la proposta di Uribe è una farsa questo lo trovo poco serio oltre che offensivo per l'intelligenza altrui.
|
|
Ci sono 293 persone collegate
<
|
aprile 2024
|
>
|
L |
M |
M |
G |
V |
S |
D |
1 |
2 |
3 |
4 |
5 |
6 |
7 |
8 |
9 |
10 |
11 |
12 |
13 |
14 |
15 |
16 |
17 |
18 |
19 |
20 |
21 |
22 |
23 |
24 |
25 |
26 |
27 |
28 |
29 |
30 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
America Latina
Antiper - critica rivoluzionaria dell'esistente.teoria e prassi del non ancora esistnte
Lavoro
Primo Maggio - foglio per il collegamento tra lavoratori, precari, disoccupati
Cuba
Messico
Perú
Repressioni
Mapuche
Centro de políticas públicas
Medio Oriente
Amici
Fotografia
Editoria
Radio
19/04/2024 @ 20:54:58
script eseguito in 308 ms
|