Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Ricordiamo che quella di oggi è stata un’aggressione fascista premeditata compiuta da militanti Forza Nuova contro tre studenti universitari di sinistra che stavano attaccando dei manifesti nei pressi della facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università La Sapienza.
Attenti ai media pertanto. Non si è trattato né di “botte tra antifascisti e militanti neri” come riporta Panorama.it, né di “rissa” come invece racconta la Repubblica.it, né di "scontri tra militanti di estrema destra e giovani dei centri sociali" come si legge sul sito del Corriere della Sera.
Alle 20.00 il TG1 parla di “scontri fuori dall’università tra estremisti di destra e centri sociali” mentre il TG2 fa peggio, intervista Roberto Fiore, il quale difendendo i picchiatori di Forza Nuova dà la sua versione dei fatti e cioè che i militanti fascisti sarebbero stati aggrediti dagli studenti di sinistra.
E' da condannare fermamente inoltre il riferimento che sia il Corriere della Sera che il TG1 fanno ai centri sociali come parte contrapposta ai militanti di estrema destra. I centri sociali della zona praticamente non hanno nulla a che vedere con l'accaduto, che riguarda esclusivamente studenti della Sapienza e militanti di Forza Nuova. Citare i centri sociali in questa vicenda, non fa altro che gettare discredito su di essi senza motivo apparente, se non quello probabilmente di agevolare il neosindaco di Roma nel suo proposito di ridimensionare la loro presenza nel tessuto urbano, come nelle settimane scorse ha già anticipato di voler fare.
I media rispettino il popolo ROM - Appello
21 maggio 2008
- Negli ultimi giorni abbiamo assistito a una forte campagna politica e d'informazione riguardante il tema dell'immigrazione. Siamo rimasti molto impressionati per i toni e i contenuti di molti servizi giornalistici, riguardanti specialmente il popolo rom. Troppo spesso nei titoli, negli articoli, nei servizi i rom in quanto tali - come popolo - sono stati indicati come pericolosi, violenti, legati alla criminalità, fonte di problemi per la nostra società.
Purtroppo l'enfasi e le distorsioni di questo ultimo periodo sono solo l'epilogo di un processo che va avanti da anni, con il mondo dell'informazione e la politica inclini a offrire un capro espiatorio al malessere italiano.
Singoli episodi di cronaca nera sono stati enfatizzati e attribuiti a un intero popolo; vecchi e assurdi stereotipi sono stati riproposti senza alcuno spirito critico e senza un'analisi reale dei fatti. Il popolo rom è storicamente soggetto, in tutta Europa, a discriminazione ed emarginazione, e il nostro Paese è stato più volte criticato dagli organismi internazionali per la sua incapacità di tutelare la minoranza rom e di garantire a tutti i diritti civili sanciti dalla Costituzione italiana, dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e dalla Dichiarazione universale dei diritti umani.
Siamo molto preoccupati, perché i mezzi di informazione rischiano di svolgere un ruolo attivo nel fomentare diffidenza e xenofobia sia verso i rom sia verso gli stranieri residenti nel nostro Paese. Alcuni lo stanno già facendo, a volte con modalità inquietanti che evocano le prime pagine dei quotidiani italiani degli anni Trenta, quando si costruiva il "nemico" - ebrei, zingari, dissidenti... - preparando il terreno culturale che ha permesso le leggi razziali del 1938 e l'uccisione di centinaia di migliaia di rom nei campi di sterminio nazisti.
Invitiamo i colleghi giornalisti allo scrupoloso rispetto delle regole deontologiche e alla massima attenzione affinché non si ripetano episodi di discriminazione. Chiediamo all'Ordine dei giornalisti di rivolgere un analogo invito a tutta la categoria. Ai cittadini ricordiamo l'opportunità di segnalare alle redazioni e all'Ordine dei giornalisti ogni caso di xenofobia, discriminazione, incitamento all'odio razziale riscontrato nei media.
Promotori:
Lorenzo Guadagnucci, giornalista Firenze (3803906573) Beatrice Montini, giornalista Firenze (3391618039) Zenone Sovilla, giornalista Trento (3479305530)
Primi firmatari:
Massimo Alberizzi, giornalista Milano Checchino Antonini, giornalista Roma Paolo Barnard, giornalista Bologna Emanuele Chesi, giornalista Forlì Riccardo Chiari, giornalista Firenze Maurizio Chierici, giornalista Parma... Continua a leggere...
Foto: Luigino Bracci
A Caracas, nell’ultima settimana di marzo, si sono svolti contemporaneamente due incontri di significato diametralmente opposto e che hanno avuto come tema centrale la libertà di stampa e l’influenza che i media hanno nella vita sociale e politica dell’America Latina.
Si è tenuta infatti sia la riunione semestrale della Sociedad Interamericana de Prensa (SIP), che raggruppa editori e rappresentanti dei maggiori mezzi di comunicazione degli Stati Uniti e dell’ America Latina, fortemente critica con i governi progressisti della regione, e particolarmente con quello venezuelano, sia il primo convegno “latinoamericano contro il terrorismo mediatico” che questi governi subiscono da parte dei mezzi privati di comunicazione in un contesto più ampio di strategia al servizio delle grandi potenze e dei poteri economici organizzato dal Foro Latinoamericano e dall’Agenzia Bolivariana de Noticias (ABP) al quale hanno partecipato operatori della comunicazione e giornalisti di oltre 14 paesi.
La Sociedad Interamericana de Prensa, “il braccio giornalistico del governo americano” come la definisce il giornalista cileno e segretario esecutivo della Federación Latinoamericana de Periodistas (FELAP), Ernesto Carmona, ha ovviamente denunciato in questa riunione, ... Continua a leggere...
Noi giornalisti, comunicatori, studenti di comunicazione
dell’America latina, Caribe e Canada, riuniti a Caracas in questo primo incontro
latinoamericano contro il terrorismo mediatico, denunciamo l’uso della
manipolazione da parte delle multinazionali dell’informazione attuata come un’aggressione imponente e permanente verso i popoli ed i governi che lottano per la pace, la giustizia e l’integrazione.
Il terrorismo mediatico e’ la prima espressione e condizione
necessaria del terrorismo militare ed economico che il Nord industrializzato
impiega per imporre all’Umanità’ la sua egemonia imperiale e il suo
dominio neocoloniale. Come tale e’ nemico della libertà, della democrazia
e della società aperta e deve essere considerato come la peste delle
E’ interessante la visione di questo video. E’ l’intervista che Hollman Morris, giornalista e scrittore colombiano, recentemente premiato da Human Right Watch per il suo impegno nella denuncia delle violazioni dei diritti umani nel suo paese, ha concesso a Perugia dove si trovava in occasione del Festival Internazionale di Giornalismo, a Maurizio Torrealta di RaiNews24.
E’ interessante e affascinante nello stesso tempo sentir parlare Hollman del suo paese e del conflitto colombiano. E' terribile anche.
E' illuminante l'intervista, in quanto dimostra chiaramente attraverso le prime due domande rivolte al giornalista dagli studenti di giornalismo, la visione “etnocentrica” del conflitto colombiano, che tante volte qui ho criticato. Ad un Morris che parla di sé e degli altri giornalisti, minacciati dallo stesso potere al governo, costretti a vivere sotto scorta, di un lavoro rischioso e pericoloso, ebbene sembra che la cosa più interessante e giornalisticamente importante per questi giovani ragazzi sia soltanto la sorte di Ingrid Betancourt. Sembra anche che Morris faccia una fatica tremenda per far capire poi che in Colombia non è che le Farc stanno da una parte, i paramilitari dall’altra e lo Stato in mezzo “a garantire un ordine”...ma Stato e paramilitari vanno a braccetto. E questo si sa, a queste latitudini sembra difficile da capire, soprattutto se viene attuato dal governo di un presidente "democraticamente eletto" come Uribe e con un così "alto consenso" come riportano tutti i sondaggi colombiani.
Sembra sussultare letteralmente Torrealta a queste parole di Morris: “insisto, sottolineo che oggi il presidente Uribe di fronte alle denunce che abbiamo fatto sulla corruzione dei funzionari di questa amministrazione, funzionari che sono legati ai paramilitari, quindi davanti alle denunce che ha fatto il mondo del giornalismo, il presidente ha iniziato a delegittimarci, a dirci che siamo dei bugiardi irresponsabili...” e cede prontamente la parola agli studenti di giornalismo.
Basta così Morris, stai parlando troppo anche in Italia.
Delle due, l’una: o Angelina Jolie è talmente affascinante che le si perdonerebbe qualunque cosa oppure Pierluigi Battista, vicedirettore del Corriere della Sera, si è alzato il 3 marzo di quest’anno convinto ancora di stare in piena campagna maccartista anni ’50 contro il comunismo dilagante ad Hollywood, diventata, anche ai giorni nostri, come allora, un “tempio del rutilante girotondo pacifista”.
Pierluigi Battista forse ancora in preda al suo incubo rosso, ringrazia, compiendo una vera e propria acrobazia mentale, Angelina Jolie per aver “frantumato la stucchevole monotonia del pensiero unico hollywoodiano” scrivendo una lettera a George Bush sulle pagine del Washington Post per dirgli che “sarebbe un errore ritirarsi adesso dall’ Iraq”.
A Battista non importa capire perchè la Jolie affermi una cosa del genere, mentre negli Stati Uniti il Senato e la Camera approvano una legge che prevede, a partire da aprile 2008, l’inizio per le operazioni di ritiro degli effettivi in Iraq. Ciò avviene mentre tutte le principali organizzazioni mondiali umanitarie dichiarano che, a cinque anni dall’inizio della guerra, le condizioni di vita della popolazione civile sono notevolmente peggiorate e che in quella regione si è scatenata una vera e propria emergenza umanitaria. E avviene mentre sempre più economisti sostengono che la grave crisi economica che stanno affrontando gli Stati Uniti è da mettere in relazione allo sforzo impiegato per sostenere la guerra.... Continua a leggere...
Pubblico il seguente articolo di Gian Antonio Stella, apparso sul Corriere della Sera del 12 marzo, perchè vorrei tanto ricordargli che mentre lui canta a Ingrid Betancourt, in Colombia si continua a morire per una guerra civile che né il suo commovente appello e nemmeno le canzonette di Guccini (“Ingrid noi ti aspettiamo / e vicini ci avrai, / libertà non avremo / finché tu non l'avrai”) potranno nascondere.
Gian Antonio Stella si è indignato perchè Ramon Mantovani, deputato di Rifondazione Comunista in un suo articolo apparso su Liberazione qualche giorno fa, ha lungamente raccontato la sua amicizia personale e politica con Raúl Reyes senza accennare minimamente a Ingrid Betancourt.
Evidentemente Mantovani non lo ha ritenuto necessario. E questo ormai è diventato inaccettabile. Secondo la mentalità eurocentrica e neocoloniale dei nostri media , per esempio Il Corriere della Sera e La Repubblica, la Colombia esiste perchè laggiù in qualche anfratto della selva esiste e sopravvive la francese Ingrid Betancourt. E’ diventato d’obbligo, e Stella non ne è da meno, che qualsiasi accenno storico, politico e sociale della situazione colombiana debba includere almeno un accenno pietoso alla sua vicenda, la pietas occidentale contro la barbarie indigena. Riescono i nostri giornalisti a scrivere di Colombia commuovendosi ogni tanto per i colombiani?... Continua a leggere...
Chi di voi mi dice, magari i più assidui lettori della stampa colombiana, dove e quando Uribe avrebbe detto che “teme la nascita di uno staterello governato dalle Farc e associato al Venezuela nell'area di confine tra i due paesi, la prima cellula "bolivariana" del sub-continente”.?
Altrimenti si potrebbe pensare che FARCLAND sia una fantasia di Omero Ciai..
Tutti i giornali questa mattina hanno riportato inevitabilmente la notizia delle “dimissioni” di Fidel Castro.
E’ interessante una panoramica su come hanno trattato la notizia.:
Il Corriere della Sera
Castro lascia dopo 50 anni. Gli Usa: l’embargo resta, ora servono libere elezioni.
L’editoriale è di Franco Venturini dal titolo: Il dittatore e il mito.
All’interno articoli di Claudio Magris dall’Avana (Qui all’Avana strana normalità) , di Rocco Cotroneo da Rio de Janeiro (Castro: lascio per sempre il potere) , e di Paolo Valentino, corrispondente da Washington (Gli Usa chiedono democrazia “per adesso l’embargo resta”).
Alessandra Coppola invece intervista lo scrittore Leonardo Padura Fuentes a Lisbona per presentare il suo ultimo libro.
Interessante l’intervista a Rossana Rossanda di Maurizio Caprara (Di comunismo sapeva poco. E snobbò il 68)
C’è anche un articolo di Aldo Cazzullo sul “mito Castro”: Da Calvino alla Carrà, i pellegrini della rivoluzione.
Luigi Accattoli intervista l’ex portavoce vaticano Navarro Walls sulla visita del Papa nel 1998 a Cuba
Cuando sepas que he muerto, no pronuncies mi nombre .
porque se detendrá la muerte y el reposo.
Tu voz, que es la campana de los cinco sentidos, serfa el tenue faro buscado por mi niebla.
Cuando sepas que he muerto di sílabas extrañas. Pronuncia flor, abeja, lágrima, pan, tormenta.
No dejes que tus labios hallen mis once letras. Tengo sueño, he amado, he ganado el silencio.
No pronuncies mi nombre cuando sepas que he muerto desde la oscura tierra vendría por tu voz.
No pronuncies mi nombre, no pronuncies mi nombre, Cuando sepas que he muerto no pronuncies mi nombre.
Roque Dalton Garcia
Roque Dalton fu ucciso da Joaquín Villalobos, dirigente dell’ Esercito Rivoluzionario del Popolo (EPR), organizzazione nella quale entrambi militavano, il 10 maggio 1975. Accusato ingiustamente di far parte della CIA , fu giustiziato a sangue freddo senza nemmeno avergli dato la possibilità di difendersi. Non fu nemmeno seppellito e il suo corpo fu lasciato ai cani e agli avvoltoi. Così morì uno dei più grandi poeti latinoamericani.
L'opinione di Joaquín Villalobos, consigliere di Álvaro Uribe e assassino di Roque Dalton merita secondo Massimo Cavallini di essere citata a sostegno delle sue tesi esposte in questo suo articolo che altro non è che un’apologia della marcia contro le FARC del 4 febbraio scorso.
Cavallini presentandoci Joaquín Villalobos come "ex-guerrigliero, a suo tempo uno dei massimi leader del FMLN salvadoregno", omette due piccoli dettagli: assassino di Roque Dalton e consigliere di Álvaro Uribe..
Che autorevolezza può avere Massimo Cavallini? Che affidabilità può avere un giornalista che a supporto dei suoi articoli cita l’opinione di un volgare assassino che a detta di tutta la sinistra latinoamericana viene definito un “ladrón”, “asesino” y “maldito”?
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