Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
“Durante il mio mandato di presidente della Camera, e anche successivamente come presidente dell’ Unione Interparlamentare, ho più volte ricevuto Mantovani, impegnato a favorire un disgelo tra il governo Uribe e le Farc, con cui aveva intrattenuto rapporti politici. Ho ritenuto doveroso rendere questa testimonianza perchè tutto mi divide politicamente da lui, am gli devo riconoscere onestà intellettuale e trasparenza politica".
Probabilmente Pier Ferdinando Casini se fosse stato informato dei poteri magici del computer di Raúl Reyes avrebbe contato fino a dieci prima di manifestare la sua solidarietà a Ramón Mantovani.
Infatti, detto fatto, e zacchete! esce anche il suo nome dal famoso pc . L’Espresso del 25 settembre parla di una mail spedita a Reyes da Lucas Gualdron (considerato il presunto rappresentante delle FARC in Europa) nella quale si esprime parere favorevole sull’elezione a presidente della Camera di Casini perchè “molto amico” di Mantovani. Si prospetta addirittura nella mail la possibilità di poter approfittare della circostanza.
Viene da pensare che a Via Pisanelli le distribuiscano in pacchetti da dieci...come le figurine Panini.
...
P.S. Dopo le dichiarazioni di Berlusconi su Nicoletta Gandus:"i miei avvocati vennero a sapere che Nicoletta Gandus era una militante della sinistra estrema" dalla Colombia fanno sapere che nel pc di Reyes sarebbero state trovate delle mail dove il n. 2 delle FARC si complimentava con lei ed esprimeva solidarietà ai magistrati italiani. In Italia, aggiunge, Berlusconi sta divendando sempre più simile a Uribe. Vi state colombianizzando, conclude Rául Reyes. Si attendono ulteriori veline da Via Pisanelli.
L’ho letto da Bogotalia, sembrerebbe che la Procura di Roma abbia aperto un’inchiesta sulla presunta “rete” italiana di appoggio alle FARC.
I nomi ovviamente sono quelli di Marco Consolo, Ramón Mantovani e Nuova Colombia. Le prove ormai le conosciamo tutti, le e-mail conservate nel magico computer di Raúl Reyes.
L’ambasciata colombiana e l’ambasciatore Sabas Pretelt de la Vega, passano le informazioni ora a la Repubblica ora al Corriere della Sera.
Il corrispondente di El Tiempo dall’ Italia invece è Néstor Pongutá Puerto, che poi altro non è che l’addetto stampa e pubbliche relazioni di Via Pisanelli, il quale tempo fa ci dette questo “pessimo esempio” di come fare giornalismo.
Sempre più “magico” il computer di Raúl Reyes. Praticamente ci sarebbe di tutto lì dentro. Basta solo avere fantasia e soprattutto aver bisogno di quello che si sta cercando.
Risulta infatti dalla posta elettronica del capo guerrigliero (Raúl, ma non cancellavi mai la posta?) che anche i Mapuche chiesero tempo fa a un alto comandante delle FARC consulenza per l’addestramento militare con il fine di portare avanti la loro lotta contro il Governo cileno nel sud del paese, e particolarmente per la liberazione di un’ampia porzione di territorio del Cile.
“Ovviamente” il tramite lo avrebbe fatto la Coordinadora Continental Bolivariana, capitolo cileno, anche questa un calderone dal quale praticamente l’intelligence colombiana e quella degli Stati Uniti all’occorrenza tirano fuori tutto ciò di cui hanno bisogno: terroristi, guerriglieri e amici o simpatizzanti delle FARC.
Nella relazione consegnata al pubblico ministero cileno Sabas Chahuán viene menzionata anche la Cumbre de los Pueblos, che riunisce movimenti sociali ed organizzazioni non governative di sinistra dell’Europa e dell’America Latina e che svolge i suoi incontri parallelamente ai quelli dei capi di Stato e di Governo di Europa, America Latina e Caraibi. L’ultimo a Lima, nel maggio scorso, dove mentre i capi di Stato europei e latinoamericani cercavano di formalizzare accordi economici basati sullo sfruttamento di risorse naturali e umane, la Cumbre de los Pueblos e il suo “braccio giuridico”, il Tribunale Permanente dei Popoli, ... Continua a leggere...
Importante, qui la risposta di Ramón Mantovani all'articolo di O.Ciai
Ci è andato pesante questa volta Omero Ciai contro Ramón Mantovani e Marco Consolo. Già ci aveva provato tempo fa.
Finge di non aver capito che le FARC, piaccia o no ad Álvaro Uribe, per anni hanno goduto e godono tutt’ora dell’appoggio di una larga parte della società civile e istituzionale di moltissimi paesi.
E che questo non vuol dire necessariamente, per chi lo fa, essere dei terroristi, né star sul punto di diventarlo, né essere complici di alcun crimine, né avere il passaporto pronto per andarsi ad arruolare nella guerriglia colombiana.
Vuol dire credere, piaccia o no ad Álvaro Uribe, che c’è chi pensa che in Colombia esiste una via diversa da quella della risoluzione armata del conflitto e che questa via passa necessariamente per il dialogo e attraverso contatti con le parti in causa, che possono probabilmente anche formalizzarsi in relazioni amichevoli e di lunga durata. Si lavora per la pace ed è questo un lavoro ampio e costruttivo che richiede diplomazia, coraggio, sforzo ed impegno costante, diversamente da quanto ne occorrono per sorvolare accampamenti e gettare bombe.
Ramón Mantovani e Marco Consolo avevano già esaurientemente spiegato e chiarito la loro posizione in una conferenza stampa, meno di un mese fa.... Continua a leggere...
Raúl Reyes a Fiumicino con la moglie Olga Marín ed altri leader FARC
Due articoli apparsi uno il 27 luglio sul sito di Radio Caracol e uno due giorni fa sull’edizione online del quotidiano El Tiempo, dichiarano che le autorità colombiane sono a conoscenza dei nomi, saltati fuori dal computer di Raúl Reyes, dei presunti “fiancheggiatori” delle FARC in Europa e che tali informazioni sarebbero state già trasmesse ai governi dei paesi interessati.
Anche l’Italia figura fra questi, il sito di Radio Caracol fa infatti riferimento a un certo “Ramón”, mentre quello di El Tiempo cita due persone che usano gli “alias” di Ramón e “Consolo” e “le cui identità sarebbero già note”.
In Italia la stessa notizia è stata ripresa ieri dal quotidiano La Repubblica a firma del suo latinoamericanista Omero Ciai, che in un ignobile articolo dal titolo “Ecco chi aiuta le FARC dall’Italia”, scrive: “degli Italiani si conoscono solo i “nomi di battaglia” estratti dal computer di Reyes (“Ramon” e “Consolo”) ma, sempre secondo El Tiempo, la polizia italiana ne conosce la vera identità e l’ha già comunicata ai colombiani”.
Si lascia sfuggire una grande occasione Omero Ciai, quella di fare il suo mestiere come andrebbe fatto, e cioè usando la curiosità ma soprattutto la conoscenza dell’argomento trattato, per riportare una notizia in modo corretto e onesto.
...
Quella che doveva essere la smentita alla notizia (denunciata da un articolo di Maurizio Matteuzzi pubblicato sul Manifesto), che almeno una delle grandi interviste, quella al presidente colombiano Álvaro Uribe, realizzate da Jordi Valle e pubblicate dal Venerdì di Repubblica lo scorso 11 luglio era falsa, in realtá ben poco chiarisce su tutta la vicenda.
In particolare, la smentita, preannunciata da una lettera che lo stesso capo redattore del Venerdì, Attilio Giordano, aveva inviato nei giorni scorsi alla sottoscritta in risposta alla richiesta di chiarimenti sulla vicenda, avrebbe dovuto spiegare se Jordi Valle aveva incontrato, dove e come, Álvaro Uribe lo scorso 26 giugno. Incontro che era stato negato dalla stessa presidenza della repubblica della Colombia in un comunicato apparso sul sito ufficiale del governo.
Da leggere e diffondere. Inevitabilmente viene da ridere ma il fatto è gravissimo.
VENERDÌ DI REPUBBLICA
Gli scoop di Jordi La nostra invidia
Maurizio Matteuzzi
Chapeau a la Repubblica, anzi al Venerdì di Repubblica. In metà anno ha fatto una serie di scoop strabilianti. In sequenza: il 18 gennaio un incontro-intervista con Gabriel Garcia Marquez a Cartagena, notoriamente non facile da avvicinare; il 9 maggio un'intervista al venezuelano Hugo Chavez nel palazzo di Miraflores a Caracas; il 6 giugno un'intervista «in un luogo segreto della foresta amazzonica» con i due leader massimi delle Farc dopo la morte di Tirofijo, Alfonso Cano e Mono Jojoy; l'11 luglio incontro-intervista, in un luogo imprecisato di Bogotá, forse lo stesso palazzo presidenziale di Nariño, con il presidente colombiano Alvaro Uribe, l'eroe della cinematografica liberazione della Betancourt di qualche giorno prima (il 2 luglio), un altro che per avvicinarlo bisogna sputar sangue; il 18 luglio in un luogo imprecisato della selva forse in Colombia forse in Ecuador, un nuovo incontro-intervista con Alfonso Cano nel giro di un mese. Straordinario, considerato che mezzo mondo cerca Cano, a cominciare dagli efficientissimi reparti anti-guerriglia di Uribe. E che, a quanto si sa Cano sono (erano) 8 anni che non dava interviste. ... Continua a leggere...
Qui l’intervista in esclusiva che Ingrid Betancourt ha concesso al Tg1 ieri sera.
Gossip, spettacolo, cazzate, se preferite. Tra i capelli lunghi e il riscoperto piacere dei vestiti, del trucco e delle preghiere.
Politica niente, la Colombia non esiste.
Pensavo di trovarla nel resto dell’intervista che andava in onda nel corso della trasmissione “Nel nome del cuore” condotta in diretta da Assisi da Carlo Conti, subito dopo.
Mi sono sorbita anche i Pooh per sentir dire alla Betancourt che lei quasi come San Francesco ha preso in mano i serpenti nella giungla per non farli uccidere dai guerriglieri e dagli altri compagni di prigionia.
Complimenti al TG1 per lo scoop!
...
Leggi anche:
Cercando fotografie sul sito del quotidiano colombiano El Tiempo, scopro che pur di mostrare il lato peggiore del Venezuela, i Santos (proprietari della testata) mettono sotto la voce “Actualidad” (attualità) ben 26 fotografie del 29 gennaio scorso relative a una tentata rapina in una filiale del Banco Provincial del gruppo Banco Bilbao Vizcaya Argentaria (BBVA) in località Altagracia de Orituco,Venezuela, quando 4 rapinatori tennero in ostaggio circa 30 persone per 29 ore e poi fuggirono in una ambulanza con 6 di essi che si erano offerti volontari.
Dal gennaio ad oggi in Colombia, in America latina, nel mondo non è successo nient’ altro??
Riflettendo però, si tratta di ben poca cosa rispetto a quanto si legge tra le notizie principali, e cioè che un presunto sergente della Guardia Nazionale venezuelana sarebbe stato arrestato in Colombia mentre stava vendendo armi alle FARC. Inutile dire che il nome del sergente non risulta né tra gli effettivi né tra i congedati della Guardia Nazionale.
Sono abbastanza sicura del fatto che quando vengono usati genericamente e impropriamente termini come no global e centri sociali sui giornali o per televisione, ciò viene fatto con lo scopo di gettare discredito su quello di cui si sta parlando.
Questo espediente viene utilizzato spesso. Un po’ troppo, ultimamente. E a causa dell’uso sbagliato che ne viene sempre fatto, queste due parole evocano nella maggior parte dei lettori di un quotidiano o nei telespettatori di un TG immagini riconducibili alla violenza giovanile, al dissenso estremo, se non al terrorismo vero e proprio.
Ultimamente, ogni volta che nei mezzi di dis-informazione si vuole testimoniare una protesta di popolo, un’espressione di dissenso, un momento qualsiasi di manifestazione in cui realtà diverse si incontrano con obiettivi comuni si usano questi due termini. Generalmente sempre a sproposito. E’ stato fatto per esempio recentissimamente con la protesta dei giovani studenti ... Continua a leggere...
|
|
Ci sono 457 persone collegate
<
|
marzo 2024
|
>
|
L |
M |
M |
G |
V |
S |
D |
| | | | 1 |
2 |
3 |
4 |
5 |
6 |
7 |
8 |
9 |
10 |
11 |
12 |
13 |
14 |
15 |
16 |
17 |
18 |
19 |
20 |
21 |
22 |
23 |
24 |
25 |
26 |
27 |
28 |
29 |
30 |
31 |
|
|
|
|
|
|
|
America Latina
Antiper - critica rivoluzionaria dell'esistente.teoria e prassi del non ancora esistnte
Lavoro
Primo Maggio - foglio per il collegamento tra lavoratori, precari, disoccupati
Cuba
Messico
Perú
Repressioni
Mapuche
Centro de políticas públicas
Medio Oriente
Amici
Fotografia
Editoria
Radio
29/03/2024 @ 08:22:56
script eseguito in 279 ms
|