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 Proletari di tutti i paesi, unitevi!... di Annalisa
 
"
un urlo selvaggio denso ...un urlo selvaggio denso che io rilancio con tutta la forza delle ferite di un amore a brandelli contro queste ore di padroni affamati di sangue di retate contro le sbarre pesanti dell'emarginazione contro le foreste di un dolore e una solitudine senza fine.

Ferruccio Brugnaro
"
 
\\ : Storico per mese (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 

Ingrid Betancourt

Meno male che Ingrid Betancourt è un pò francese, meno male che è elegante e che è pure bella.
“Liberiamo il nostro cuore” come ci consiglia di fare Francesco Merlo sulle pagine di la Repubblica   e guardiamo il video di You Tube che la riprende nella selva, depressa, con il capo chino, smagrita e pallida, sorvegliata dai suoi carcerieri.
E’ quella che ognuno di noi,  pur senza aver visto il video ha immaginato fosse in tutti questi anni  la condizione di Ingrid Betancourt, e quella degli altri prigionieri nelle mani dei guerriglieri.
Meno male che Ingrid invece, caro Merlo, da bella che era è diventata pallida ed emaciata, meno male che aveva le catene ai polsi, meno male che ha inviato una lettera struggente alla madre.
Meno male infine, che Ingrid Betancourt è prigioniera delle FARC. Meno male che esiste ed è viva, perchè solo questo  dà una speranza di vita a tutti gli altri  prigionieri.
Mi chiedo cosa ne sarebbe degli altri  se per un fortunato evento fosse liberata solo lei.
Parliamoci chiaro, il mondo guarda alla Colombia perchè in Colombia in mezzo alla selva c’è Ingrid Betancourt, incatenata e sofferente. Il mondo guarda e ipocritamente si stupisce di trovarla trascurata e con lo sguardo spento, vestita solo di una “rozza tunica” come se nei tanti e lunghi giorni dell’oblio, in cui spesso la Colombia sprofonda nella sua condizione di “paese democratico moderno in lotta con un problema di terrorismo interno”, la Betancourt fosse in vacanza. Ogni tanto i riflettori si accendono su una barbarie che dura da mezzo secolo perpetrata sistematicamente contro un popolo che sopporta con dignità anche l’insopportabile.  I riflettori si accendono e ci si ricorda degli ostaggi e diventa evidente l’incapacità del governo colombiano di trattare, mediare, salvare. Un governo accecato da logiche di potere per le quali trattare vuol dire essere sconfitti. ...

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Di Annalisa (del 21/12/2007 @ 01:00:00, in La memoria, linkato 721 volte)
Scuola Santa Maria de IquiqueIquique, 23 dicembre 1907
 
Mia cara Nonna,
 
Si ricorda che le raccontai che mio padre era preoccupato per i problemi nelle officine, che c'erano continui scioperi a Iquique e nella pampa e per questo non potevamo uscire?
Come un ronzio lontano, gli uomini scendevano dalla pampa. Erano molti: uomini, donne, bambini, nonni e nonne. Portavano anche i loro cani che correvano tra le loro gambe, come se sapessero che partecipavano ad un avvenimento importante. Le donne portavano canestri ,pentole e mestoli, i neonati contro il petto e gli uomini con i loro figli più piccoli sulle spalle.
Faceva molto caldo in quei giorni. La camanchaca non portava il suo refrigerio abituale.Il calore si posava sulla città come un pesante mantello. Passavano i giorni e nonostante la quantità di gente, c'era un'atmosfera di speranza.
Secondo Juan, i pamperos dissero che avrebbero aspettato fino a che le loro richieste fossero state accettate. Volevano cambiare molte cose, Nonna, come per esempio eliminare i buoni, avere scuole serali o una migliore assistenza medica. Ma gli andò male. Arrivarono le truppe, le autorità si spaventarono, ci furono scontri seguiti da grida e spari.
Nonna alla fine i pamperos non ritornarono nella pampa. Li uccisero con i loro fucili e le grida che schiacciarono la città furono sostituite da un pianto profondo e disperato come quello di un cane ingabbiato.
Tanti morti solo per voler vivere meglio. Ancora l'aria odora di polvere e paura. Non si preoccupi per noi, stiamo bene. Mio padre vuole che andiamo a Tiviliche a riposare e lì passeremo l'Anno Nuovo.
Addio, cara Nonna. Mi scriva.
Sua nipote Isabelle..
 
Georgina Gubbins: Cartas del Desierto           
 
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Di Annalisa (del 21/12/2007 @ 01:10:00, in Non solo poesia, linkato 1785 volte)

Cantata Santa María de Iquique - 1 parte (la seconda alla fine del testo)
1. Proclama
 
Signore e Signori
racconteremo
ciò che la storia
non vuole ricordare.
Accadde nel Grande Nord,
fu Iquique (1) la città.
Il millenovecentosette
segnò la disgrazia.
Là, il povero "pampino"
uccisero tanto per uccidere.
 
Saremo i narratori,
diremo la verità.
Verità che è la  morte amara
degli operai del salnitro(2).
Ricordate la nostra storia
di dolore senza perdono.                    
Quanto più passa il tempo       
non bisogna mai dimenticare.
Ora vi chiediamo
di fare attenzione.
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Di Annalisa (del 21/12/2007 @ 01:23:57, in La memoria, linkato 2810 volte)
 

Operai in Marcia verso la scuola S. Maria di Iquique

“Quando uno rivolge il suo sguardo alla pampa abbandonata
e con l’orecchio attento penetra nel suo silenzio,
c’è bisogno di tenere il cuore con tutte e due le mani”
Floreal Acuña
 
 
“ Signore e Signori, racconteremo ciò che la storia non vuole ricordare. Accadde nel Grande Nord, fu Iquique la città. Il millenovecento sette segnò la disgrazia”.
Così inizia la Cantata Santa María de Iquique, composta nel 1969 da Luis Advis e diventata celebre nella versione dei Quilapayún che la eseguirono per la prima volta nel luglio 1970 durante il secondo  Festival della Nuova Canzone Cilena e che di questo movimento divenne una delle opere principali.
I nastri originali della Cantata Santa Maria de Iquique furono distrutti dopo il golpe militare e l’esecuzione della canzone fu proibita dalla dittatura di Pinochet fino al 1990.
La canzone narra i fatti avvenuti nella scuola Santa María di Iquique, dove “tremilaseicento sguardi si spensero, tremilaseicento operai vennero uccisi”.
Tra il 15 e il 21 dicembre 1907, sotto la presidenza di Pedro Montt, circa 10.000 minatori del salnitro(nitrato di potassio usato come fertilizzante e nella produzione della polvere da sparo) della regione di Tarapacá  scioperarono  per le precarie condizioni di vita e di lavoro a cui erano sottoposti.
Le loro richieste, come narrato anche nella celebre canzone, andavano dall’eliminazione dei buoni con i quali erano pagati e che potevano essere spesi solo nei negozi delle stesse imprese che li emettevano,...

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Di Annalisa (del 22/12/2007 @ 18:47:16, in Humor, linkato 1020 volte)

Langer - Argenpress.info

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Di Annalisa (del 23/12/2007 @ 01:12:26, in La memoria, linkato 2462 volte)
Cristina Carreño, la prima donna cilena detenuta e scomparsa a Buenos Aires nell’ambito di quella grande operazione del terrore che prese il nome di Operación Condor,  e che coordinò negli anni 70/80 le dittature latinoamericane, torna nella sua terra, in Cile.
Torna dalla sua famiglia che l’ha cercata per 27 lunghi anni e che in questo momento si trova in Argentina per organizzare il viaggio di ritorno in patria.
Il corpo di Cristina arriverà da Buenos Aires in un volo speciale il 28 dicembre.
Il suo funerale verrà celebrato il giorno 30 presso il Memorial del Detenido Desaparecido presso il Cimitero Generale di Santiago del Cile.
Cristina quando scomparve aveva appena 33 anni.
Suo padre, comunista, operaio del salnitro, fu detenuto e torturato fino alla morte nel 1974.
Cristina Carreño, dirigente della Gioventù Comunista  del Cile si trovava a Buenos Aires per organizzare la Operación Retorno con la quale rientrarono clandestinamente nel paese militanti e dirigenti del Partito Comunista Cileno, tra i quali Gladys Marín segretaria generale della Gioventù Comunista nel governo Allende.
Fu sequestrata nel 1978 a Buenos Aires da agenti della polizia politica, la  CNI (Central Nacional de Informaciones) e condotta prima nel centro di detenzione argentino “El Banco” e poi in quello tristemente famoso di “El Olimpo” dove fu l’unica prigioniera cilena. ...

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Lo so, la qualità dell’immagine non è delle migliori, non sono una maga con lo scanner, ma non è quella la cosa importante, sono le proporzioni invece che contano e che fanno la differenza.
Anzi le sproporzioni.
La notizia piccola in alto a sinistra  è questa:
PALERMO:
“Al comune di Corleone servono i locali e per questo motivo, con una delibera, sfratta dal complesso monumentale San Ludovico il Centro internazionale di documentazione sulla mafia inaugurato il 12 dicembre 2000 dall’allora capo dello Stato Ciampi. Nel Centro vi sono anche conservati i faldoni dei maxiprocessi a Cosa Nostra. Alla decisione della giunta di centro-destra guidata dal sindaco Antonio Iannazzo, assunta il 17 settembre scorso, si è opposto lo stesso Centro che ha fatto ricorso al tar e nell’attesa della sentenza ha bloccato il trasloco. Il restauro del complesso era stato finanziato con i fondi stanziati in occasione della Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità transnazionale svoltasi nel 2000”
Ben più leggibile, visto lo spazio che le è stato concesso,  è la notizia quella dello “Scandalo nella serie A elvetica...” piccantissima...12 giocatori fanno sesso con una 15enne...terribile in verità ma pur sempre una notizia di cronaca estera.
Entrambe si trovano a pagina 29 della Repubblica del 14 novembre scorso.
E pensare che facciamo tanto di commemorazioni ufficiali per i nostri morti ammazzati dalla mafia...con tanto di discorsi...proprio in questo momento sta andando in onda su MTV un’interessante trasmissione, “La memoria ha un costo”...
Che costo ha l’impaginazione di un quotidiano?
Che costo ha la logica di mercato per la quale una notizia di abusi sessuali commessi in un altro paese merita mezza pagina e la notizia che una giunta comunale, quella di Corleone, non una qualsiasi,  si piega alla mafia?
Ah..dimenticavo l’altra mezza pagina era occupata dalla pubblicità della WIND...
 
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Di Annalisa (del 24/12/2007 @ 17:45:00, in En español, linkato 870 volte)
Aun la Iglesia excluye siempre más, y las festividades navideñas según Joseph Ratzinger deberían ser prerrogativa exclusiva de los verdaderos cristianos, creo que esas fiestas sean un derecho de todos.
Recuerdo que la iglesia, entendida como  templo de culto, sobretodo en el pasado, ha sido, por los cristianos y no solamente por ellos, lugar de acogida y no de  exclusión, ha sido la puerta siempre abierta para quienes tenían miedo o frío, para quienes eran solos, para los que no tenían donde ir o simplemente para los que querían sentarse un rato a descansar.
Es esta la cristianidad  que respeto. La que acoge  en silencio, no la que se veste de trajes de oro y predica.
Por eso FELICIDADES y que todos tengan su Niño Jesús esa noche, porqué eso no es sino que otro nombre de la esperanza, y esa, lo sabemos, no pide papeles de cristianidad.
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Di Annalisa (del 24/12/2007 @ 18:00:31, in Briciole/Migas, linkato 1325 volte)

Anche se la Chiesa è diventata sempre più escludente e le festività natalizie secondo Joseph Ratzinger, dovrebbero essere appannaggio soltanto dei veri cristiani, credo che queste siano un diritto di tutti.
Ricordo che spesso la chiesa, intesa come tempio del culto, soprattutto in passato è stata, per cristiani e non,  luogo di accoglienza più che di esclusione, è stata la porta sempre aperta per chi aveva paura o freddo, per chi era solo, per chi non sapeva dove andare o soltanto per chi voleva sedersi un attimo a riposare. E’ questa la cristianità che rispetto. Quella che accoglie in silenzio, non quella che si veste di abiti d’oro e predica.
Quindi AUGURI, e che ognuno abbia il suo Gesù Bambino stanotte, perchè in fondo non è che un altro nome per chiamare la speranza, e  questa  si sa, non chiede patenti di cristianità.
 
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Di Annalisa (del 25/12/2007 @ 22:43:36, in Non solo poesia, linkato 3894 volte)

 Mario Benedetti

Mi serve e non mi serve

La speranza così dolce
così pulita così triste
la promessa cosi'  lieve
non mi serve

non mi serve così mite
la speranza

la rabbia così docile
così debole cosi' umile
l’ira cosi' prudente
non mi serve

non mi serve così saggia
tanta rabbia...

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