Caro (si fa per dire) G.W. Bush , le sue dichiarazioni spesso e volentieri mi lasciano sconcertata spingendomi più di una volta a chiedermi se lei “ci è o ci fa”.
I suoi discorsi contengono infatti talmente tali e tante insensatezze che sto pensando seriamente di farne un’enciclopedia, magari in fascicoli raccolti per argomenti: per esempio
La Democrazia , I Diritti Umani, Le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, Saddam e il libero tribunale che lo ha condannato, Abu Ghraib Grand Hotel, Guantanamo Resort….
Strano destino il suo, abituati come ci ha fino a questo momento alle sue sparate quasi quotidiane, una volta tanto che le esce di bocca una sacrosanta verità questa rischia quasi di passare inosservata.
L’affermazione che "Chávez sta andando contro la storia" perché intende nazionalizzare elettricità e telefoni nel suo paese e soprattutto restituire ai venezuelani il controllo dei giacimenti petroliferi è quanto di più vero lei abbia affermato ultimamente.
Se intendiamo il corso della storia come lei lo intende e come fino ad ora è stato inteso dai suoi predecessori, ebbene sì Chávez sta andando contro la storia.
E meno male…
Caro (sempre si fa per dire) G.W.Bush ho sempre pensato che gli Stati Uniti il corso della storia lo hanno modificato e manipolato a proprio esclusivo uso e consumo: avete bruciato civili con il Napalm, avete raso al suolo città e ipotecato con metastasi e leucemie le vite delle generazioni future di un intero paese, avete creato dittatori "ad personam" salvo poi impiccarli quando troppo scomodi, ne avete creati altri talmente sanguinari che solo Satana avrebbe potuto, (mi sa che quasi quasi è vera la storia della puzza di zolfo…), avete creato guerre e conflitti esclusivamente per i vostri interessi considerando il pianeta alla stregua di un enorme tabellone di Risiko.
Avete ucciso o fatto uccidere chiunque abbia intralciato i vostri piani criminali e forse con uno solo non ci siete riusciti e a lui per questo va tutta la mia stima e sto parlando di Fidel Castro (non si agiti, per favore G.W. Bush dovesse scappargli un’altra "esportazione della democrazia" non si sa mai…). E sappiamo tutti con che mezzi "democratici" generalmente la esportate la democrazia!
Ricordo che in passato un altro grande uomo ha cercando di cambiare la storia, la storia del suo paese ma non glielo avete permesso, questo uomo è stato Don Salvador Allende.
Il futuro che egli aveva immaginato per il Cile non era quello che voi avevate programmato. "Una historia canta el viento de amor lucha y agonía , de un pueblo que florecía conquistando el nuevo tiempo" (Una storia narra il vento d’amore, di lotta e agonia, di un popolo che rifioriva conquistando il tempo nuovo) cantavano gli Intillimani in memoria di quel nuovo corso della storia evidentemente non gradito al governo di allora del suo paese.
E con Chávez che intenzioni avete? Mi raccomando che la storia non si ripeta…
Insomma fino a questo momento la storia scritta da voi con la complicità di "sante alleanze" in Venezuela aveva senso solo per un 15% della popolazione, l’altro 85% era un "sin historia", senza storia. Ora con Chávez finalmente anche per loro ci sarà storia che vuol dire futuro, vita e progresso, caro (si fa per dire G.W. Bush) e non ciò che intendete voi, morte, povertà, guerre, bombe intelligenti, dominio imperialista, sfruttamento….
Insomma tra tante cazzate, una sacrosanta verità. Io pensavo che forse un barlume di saggezza… invece avete iniziato a bombardare
la Somalia e la storia si ripete…
Le rimetto in allegato una poesia di Pablo Neruda (morto di crepacuore a causa vostra, uno tra i tanti) affinché le rinfreschi la memoria:
Gli Avvocati del dollaro
Inferno americano, pane nostro
intinto nel veleno, c’è un’altra
lingua nel tuo perfido falò:
è l’avvocato creolo della compagnia straniera.
È colui che rinsalda i ceppi
della schiavitù nel suo paese,
e disdegnoso va in giro
con la casta dei gerenti,
guardando con aria superiore
le nostre bandiere stracciate.
Quando arrivano da New York
le avanguardie imperiali,
ingegneri, calcolatori,
agrimensori, periti,
e misurano terra conquistata,
stagno, petrolio, banane,
nitrato, rame, manganese,
zucchero, ferro, gomma, terra,
si fa avanti un nano scuro,
con un sorriso tutto giallo,
e consiglia, con gran garbo,
agli invasori recenti:
Non occorre pagar tanto
questi indigeni, sarebbe
sciocco, signori, aumentare
questi salari. Non conviene.
Questi plebei, questi meticci
solo saprebbero ubriacarsi
con tanti soldi. No per Dio.
Sono primitivi, poco più
che bestie, li conosco bene.
No , non pagateli tanto.
Viene adottato. Gli mettono
una livrea. Veste da “gringo”,
sputa come un “gringo”. Balla
come un “gringo”, e fa carriera.
Possiede un’auto, whisky, stampa:
lo eleggono giudice e deputato,
lo decorano, ed è Ministro,
ed è ascoltato nel Governo.
Sa lui chi è incorruttibile.
Sa lui chi è già corrotto.
Lui lecca, unge, e decora,
elogia, sorride, e minaccia.
E così si svuotano nei porti
le repubbliche dissanguate.
Dove abita, chiederete,
questo virus, quest’avvocato,
questo fermento dell’immondizie,
questo duro pidocchio sanguinario,
ingrassato col nostro sangue?
Abita nelle basse zone
equatoriali, nel Brasile,
ma la sua dimora è pure
nel cerchio centrale d’America.
Lo troverete nelle impervie
alture di Chuquicamata.
Dove fiuta ricchezza sale
sui monti, supera gli abissi,
con le ricette del suo codice
per derubare terra nostra.
Lo troverete a Puerto Limón,
a Ciudad Trujillo, a Iquique,
a Caracas, a Maracaibo,
ad Antofagasta, in Honduras,
a imprigionare il nostro fratello,
ad accusare il suo compatriota,
a spogliare peones, aprire
porte di giudici e possidenti,
comprare la stampa, guidare
la polizia, il randello, il fucile,
contro la sua famiglia dimenticata.
Pavoneggiarsi, nel vestito
in smoking, nei ricevimenti,
inaugurare monumenti
con queste frasi: Signori,
la Patria conta più della vita,
è nostra madre, è nostra terra,
difendiamo l’ordine, fondiamo
nuove caserme, altre prigioni.
E muore glorioso, “il patriota”
senatore, patrizio,eccellenza,
con decorazioni del Papa,
illustre, prospero, temuto,
mentre la tragica progenie
dei nostri morti, che ficcarono
la mano nel rame, grattarono
la terra profonda e severa,
muoiono battuti e dimenticati,
in fretta in fetta riposti
nelle loro casse funerarie:
un nome, un numero sulla croce
che il vento scuote, uccidendo
persino la cifra degli eroi.