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Da più parti si propone di organizzare un boicottaggio dei prodotti provenienti da Israele. Si tratta di iniziative promosse da numerosi movimenti pacifisti al fine di sollecitare il governo di Israele verso un percorso di autentica e giusta pace nei confronti della popolazione palestinese.
Queste proposte si sono intensificate dopo la tremenda ggressione dei giorni scorsi dell’esercito israeliano a Gaza che ha ucciso oltre mille palestinesi di cui circa 400 bambini, distruggendo territorio, case e infrastrutture e riducendo alla fame la popolazione.
Molte autorevoli personalità pacifiste si sono fatte promotrici di tali iniziative(una per tutti Naomi Klein), molti siti internet hanno raccolto e rilanciato questo invito al boicottaggio, moltissime donne e uomini si stanno organizzando per poter esprimere con questa azione concreta la loro umanità , anche perchè i governi dell’intero mondo, con rarissime eccezioni, fiancheggiano, anche stavolta, i massacri dello stato colonialista di Israele.
IL PUNTO E’ CHE UN BOICOTTAGGIO NON SI REALIZZA SPONTANEAMENTE MA VA ORGANIZZATO!!!
E’ un’organizzazione che deve crescere dal basso e alla quale tutte e tutti possono partecipare.
L’esperienza che prendiamo come insegnamento e riferimento è il grande e partecipato boicottaggio verso l'apartheid del Sud Africa
negli anni ’60 e ’70 che piegò quel regime razzista imponendogli di trattare con l’African National Congress il passaggio ad una democrazia formale. Così come avvenne anche per il boicottaggio verso le aziende che partecipavano all’aggressione statunitense alla popolazione vietnamita.
1)La prima cosa da fare è mettere in movimento tutte le rappresentanze sindacali dei posti di lavoro che si dimostrino sensibili a una iniziativa pacifista e umanitaria come il boicottaggio verso uno stato aggressore. Le rappresentanze sindacali dovranno attivarsi nell’ individuare se l’azienda in cui lavorano ha rapporti commerciali con aziende israeliane o acquista componenti
provenienti da Israele.
Successivamente con assemblee e azioni
sindacali dovranno convincere la direzione aziendale a
interrompere tali rapporti commerciali.
Le aziende più adatte a questo fine sono le catene della grande distribuzione (Coop, Conad, Gs, Panorama, Sma,
Todis ecc., insomma supermercati, ipermercati, centri commerciali e distributori vari).
Sono da prendere in considerazione anche le aziende che producono articoli tecnologici di ogni genere, poichè utilizzano componentistica che proviene da aziende israeliane.
E soprattutto i lavoratori dei porti, degli interporti, degli scali ferroviari e degli aeroporti. Noi tutti ricordiamo
il meraviglioso impegno profuso dai portuali di Rotterdam, Liverpool, Genova, e tanti altri nel far marcire nelle stive delle navi le merci provenienti dal Sud Africa razzista e piegare così il presidente Frederik Willem de Klerk ad avviare colloqui di pace con Nelson Mandela (possiamo affermare che i portuali organizzati dei porti europei, per aver contribuito più di altri alla pace giusta e contro la barbarie, avrebbero dovuto meritare nel '900 un premio Nobel per la Pace).
2)Seconda cosa da fare è organizzarsi in gruppi di quattro, cinque o
anche più e recarsi davanti ai supermercati, soprattutto il sabato che è giornata di grandi acquisti e informare, parlare, comunicare con i potenziali clienti della necessità di un acquisto consapevole che non armi le mani infanticide dei militari israeliani.
3) Fare pressioni perchè gli amministratori locali più sensibili dichiarino pubblicamente la loro adesione al boicottaggio e sostengano attivamente le relative iniziative nel territorio di loro competenza.
4)Si invitano studenti e docenti, presidi e rettori ad aderire a tale boicottaggio nel campo della ricerca e degli scambi culturali e scientifici.
Link e siti di riferimento:
1)Global BDS Movement (http://bdsmovement.net/)
2)Boycott Israel (http://www.mylinkspage.com/israel.html)