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Il loro cortile: chi l'ha detto che se ne erano dimenticati?
Di Annalisa (del 15/06/2008 @ 22:01:06, in Il mondo/El mundo, linkato 1063 volte)

La USS BOXER, non è un po' troppo per una missione umanitaria?

La portaerei USS BOXER

Ha scelto un sinistro personaggio già tristemente noto in America centrale,  l’amministrazione Bush,  per promuovere l’allargamento  in alcuni stati di quella regione   del Plan Mérida, il programma messo a punto dagli Stati Uniti per combattere il traffico di stupefacenti e la criminalità organizzata ad esso legata che transita attraverso la frontiera con il Messico, ma che coinvolge anche altri paesi di quella sottile striscia di terra che unisce l’America del Nord all’America del Sud. John Negroponte, sotto segretario di Stato americano ha appena concluso infatti un viaggio che alla fine di maggio lo ha visto nel Salvador, Guatemala e Honduras, con il fine di mettere in pratica ciò che aveva preannunciato in una sua recente visita in Messico: “dividere gli sforzi e ampliare la nostra strategia di combattimento al crimine organizzato anche ai paesi amici del Centroamerica”.
Il suo passaggio però in America centrale è stato segnato da una forte protesta popolare.
In Honduras,  dove tra il 1981 e il 1985 fu ambasciatore nella seconda sede diplomatica  più grande dell’America latina (e  una  delle basi CIA più attive del mondo in quegli anni), è stato accolto al grido di “asesino . Negroponte  infatti, che in Honduras era  chiamato “il proconsole”, in realtà coordinava e gestiva le attività  in Nicaragua dei Contras, terroristi addestrati e finanziati (con i proventi del traffico illegale di armi all’Iran) dagli Stati Uniti per rovesciare il governo sandinista allora democraticamente eletto, nell’ambito del piano più ampio che mirava a contrastare l’avanzata  del comunismo nella regione. Negroponte è  accusato anche da varie associazioni di difesa dei diritti umani e di familiari delle persone scomparse,  di aver coperto gli abusi e le torture commessi contro i civili ad opera dell’ esercito.  Ed è proprio questo che la popolazione hondureña non può dimenticare.   E’ del 2001 la scoperta  di 185 cadaveri ritrovati  nei pressi dell’aeroporto dove aveva sede la base aerea di El Aguacate, voluta proprio dal  “proconsole”  come centrale operativa per i Contras e per gli effettivi statunitensi e che funzionò anche da centro di reclutamento clandestino e di tortura. A Tegucigalpa, Negroponte si è incontrato con il presidente Manuel Zelaya con il quale ha firmato tre accordi di cooperazione per la lotta al narcotraffico  e per  programmi di addestramento delle forze di polizia, gli stessi che ha proposto al Guatemala e al Salvador.
Il Plan Mérida, messo a punto nell’ottobre del 2007, vendendosi come un piano di aiuti ai paesi del Centroamerica allo scopo di combattere il narcotraffico, in realtà sembra sempre di più uno strumento di controllo militare su tali  regioni e quindi sul resto dell’America latina.
Il 22 maggio scorso il Senato degli Stati Uniti ha approvato la prima tranche di  finanziamenti (in  4 anni) di 450 milioni di dollari, di cui 350 destinati al Messico e 100 all’America centrale,  predestinati a quella che viene anche chiamata Iniziativa Mérida, per distinguerla dal Plan México o dal Plan Colombia.
E’ noto infatti il fallimento proprio dell’analogo programma per la lotta al narcotraffico messo a punto in Colombia, concordato nel 1999 tra i presidenti Clinton   e Pastrana  che mentre ha incrementato  con l’invio di uomini, tecnologie e dollari  la militarizzazione della  regione,  non ha ottenuto quelle  che almeno su carta erano le sue buone intenzioni e cioè la lotta al narcotraffico e alla criminalità organizzata ad esso correlata.
Viene pertanto il sospetto che dietro la Iniziativa Mérida, così come accade  per il Plan Colombia,   si nascondano ben altre intenzioni e cioè  militarizzare ancora di più quello che potrebbe essere un ottimo avamposto statunitense per il controllo in America latina.
Spesso si ripete, infatti, ormai erroneamente,   che gli Stati Uniti impantanati come mai nella guerra in Iraq si siano dimenticati del loro patio trasero. In realtà è vero soltanto in parte. Molti segnali fanno pensare ultimamente che la diplomazia statunitense e non solo quella ufficiale, si stia muovendo e anche piuttosto convulsamente per riconquistare il dominio sulla regione, soprattutto perchè ormai sono molti gli Stati in America latina che hanno scelto governi di sinistra o di centro sinistra, ultimo fra i quali il Paraguay dove le recenti  elezioni sono state vinte dall’ex vescovo Fernando Lugo.
La posizione degli Stati Uniti nelle  recenti  crisi tra  il Venezuela e la Colombia e tra questa e l’Ecuador,  gli ultimi  viaggi del segretario di Stato americano Condoleezza Rice a Bogotà, la crescente militarizzazione del Centro America, e quella già in atto del Messico, ormai noto alleato strategico degli Stati Uniti, sono queste tutte circostanze che lasciano intravedere  un rinnovato interesse da parte del governo statunitense per l’America latina. La situazione di stallo che si è creata nella guerra in Iraq e il momento di transizione che la politica degli Stati Uniti  sta attraversando in vista delle prossime presidenziali, potrebbero altresì dettare nuovi impegni per una futura agenda geopolitica.
Desta preoccupazione al riguardo e conferma questa tesi,  l’annuncio che la IV Flotta degli Stati Uniti sarà riattivata dal primo luglio prossimo, avrà come base Mayport in Florida e come campo d’azione le acque del Mar dei Caraibi e quelle delle “rotte marittime nel sud dell’Emisfero Occidentale”.
Nata nel 1493 per combattere i sommergibili tedeschi  e per garantire agli alleati la sicurezza nelle acque durante  la seconda guerra mondiale, la IV Flotta  fu definitivamente soppressa nel 1950.
E’ inquietante che la sua riattivazione viene annunciata proprio quest’anno, in aprile, appena un mese dopo l’incursione colombiana in territorio ecuadoriano del 1 marzo, effettuata con la partecipazione di mezzi statunitensi,  in cui ha perso la  vita il n. 2 delle FARC Raúl Reyes e che ha provocato  una crisi diplomatica tra Colombia ed Ecuador (appoggiato dal Venezuela) non ancora rientrata del tutto.
Anche per questo ha destato preoccupazione e allarme in alcuni ambienti, l’arrivo, precedente alla visita di Negroponte,  sia in Guatemala che in Salvador, della portaerei statunitense USS BOXER, con a bordo un equipaggio di 1200 uomini,  con lo scopo ufficiale di promuovere “campagne per la salute e per opere di ingegneria in centri scolastici al Sud di San Salvador” come ha dichiarato il portavoce dell’ambasciata nordamericana a San Salvador, Douglas Tobar.
La portaerei una volta lasciate le acque dell’America centrale, si è diretta il 31 maggio verso Lima, dove dovrebbe proseguire la sua “missione umanitaria”.
Che si tratti invece di prove tecniche di navigazione per la IV Flotta?
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P.S. In questi giorni ne ho lette di cose sulla riattivazione della IV Flotta ma devo dire che l'unico, in maniera originale e del tutto personalissima,  che ha avuto il coraggio di tirare in ballo il terrorismo islamico, associandolo liberamente alla firma di comunissimi accordi commerciali tra Bolivia e Iran e tra Iran e Venezuela  è stato Paolo Manzo di Panorama.
Sarebbe pertanto lecito aspettarci le portaerei americane a pattugliare i nostri mari, dal momento che anche l'Italia è uno dei principali partner economici dell'Iran.