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Bolivia, razzismo a Sucre
Di Annalisa (del 31/05/2008 @ 02:00:00, in Bolivia, linkato 1628 volte)

 
Il presidente boliviano Evo Morales  lo scorso fine settimana è stato costretto a sospendere improvvisamente il suo viaggio nella città di Sucre, capitale costituzionale della Bolivia,   per motivi di sicurezza. Gruppi di estrema destra,   organizzati dall’ Alcaldia (il Comune)  e formati da studenti dell’Università  Pontificia di San Francisco Xavier  e da appartenenti al Comité Interinstitucional, come ha denunciato il ministro del Governo Alfredo Rada,    hanno dato origine a gravi disordini il cui bilancio è stato di una cinquantina di feriti. Persone armate di bastoni e pietre si sono prima scontrate con le forze dell’ordine, accerchiandole e insultando i militari  che si sono ritirati su disposizione del governo per evitare il degenerare della situazione. Successivamente hanno preso di mira 20   contadini ed indigeni di etnia  quechua affiliati al Mas (il partito di Morales), aggredendoli, insultandoli e legandoli dopo averli denudati nella piazza principale della cittadina, dove sono stati costretti a baciare il terreno, a maledire il MAS e il governo centrale  e a  chiedere scusa per le tre vittime degli scontri avvenuti lo scorso novembre durante l’approvazione della bozza della Nuova Costituzione.
Il viaggio di Morales si doveva svolgere in occasione dei festeggiamenti per i 199 anni della città.
Il Comité Interinstitucional  che da tempo rivendica il passaggio di tutti i poteri dalla capitale governativa La Paz alla città di Sucre dove invece  risiede soltanto la Corte Suprema, si è trasformato in un vero e proprio gruppo ribelle. 
L’alto commissariato Onu per i diritti umani in Bolivia ha condannato duramente quanto accaduto: “questi incidenti violenti sono incompatibili con il rispetto dei diritti umani, violano la dignità umana, il diritto all’integrità personale e il divieto di sottoporre una persona ad atti degradanti”.
E infatti quello che ha caratterizzato la protesta contro la visita di Morales è stata la forte connotazione razzista che questa ha assunto.
Le comunità indigene e contadine della zona sono molto scosse da quanto avvenuto. Scene come quelle che si sono viste nella piazza principale del paese, riportano la storia indietro di centinaia di anni e il fatto che a compiere tali azioni siano stati soprattutto giovani e persone vicine alle istituzioni locali rende la situazione, già di per sè preoccupante (per la spinta autonomista delle regioni della Media Luna che va avanti da tempo), ancora più grave. Evo Morales ha invitato la Chiesa Cattolica, Metodista ed Evangelica a farsi promotrici di una campagna nazionale contro il razzismo, ma i suoi sostenitori, per la maggior parte indigeni e contadini,  chiedono a questo punto al presidente boliviano    maggior fermezza nella lotta al razzismo,  che nelle ricche regioni orientali del paese  sta assumendo le connotazioni di una vera e propria guerra civile.