ASPETTANDO IL 1 DICEMBRE...
Il popolo non dimentica e la storia conserva il ricordo di quanto accade...
EN ESPAŃOL
In attesa del primo dicembre giorno dell’insediamento ufficiale di Felipe Calderón alla presidenza del Messico, in Parlamento, al Palazzo Legislativo di San Lazaro, c’è stata una rissa tra i rappresentanti del PAN e quelli del PRD. Monique ci racconta l’attesa e le speranze, la rabbia e la delusione:
“Ostaggi di una ideologia assurda i deputati panisti hanno occupato le tribune del Palazzo Legislativo di San Lazzaro, martedì 28 novembre. In un vergognoso scontro con i deputati di sinistra del PRD l’aula si è trasformata in un campo di battaglia. Nessuno dei due partiti vuol cedere. A 24 ore dal 1 dicembre, giorno in cui alle 11 di mattina il conservatore Felipe Calderón prenderà la fascia presidenziale dalle mani di Vicente Fox e diventerà futuro presidente del Messico, continuano gli scontri alla Camera. I giorni sono diventati ore: lì dormono, lì mangiano, lì rimarranno fino al primo dicembre. I deputati del PAN disposti a fare di tutto affinché Felipe Calderón arrivi al palco e quelli di sinistra per evitare l’imposizione del presidente illegittimo. Queste persone sono coloro i quali il popolo ha scelto con voto popolare. Loro, quelli che fanno le nostre leggi. Lo spettacolo è vergognoso. All’alba gli animi si sollevano, il colore cambia di tono e l’accordo è lontano. Il Messico sta in attesa di ciò che accadrà domani. Giungono gli invitati al cambio di potere: Felipe di Borbone, Principe delle Asturie, invitato speciale, ha visitato la Fiera Internazionale del Libro a Guadalajara, Jalisco ed incerta è la presenza del presidente colombiano Álvaro Uribe e quelli dei paesi del Mercosur: Brasile, Paraguay, Argentina e Uruguay. Cuba ha inviato una delegazione ed il presidente del Venezuela ha declinato l’invito. Le scuole pubbliche e private sospendono le lezioni ed alcune aziende daranno la giornata libera ai suoi impiegati. L’assedio militare offende: 3500 poliziotti intorno al palazzo legislativo è più di 700 allo zócalo. Si temono scontri tra i simpatizzanti di Andrés Manule López Obrador (convocati dal leader alle 7 di mattina ) e la polizia. Oggi a Vicente Foz rimangono solo 24 ore come presidente del Messico. Lascia il paese in una delle peggiori crisi politiche dopo le elezioni del 2 luglio. Un Messico diviso, fratturato che manca di credibilità nelle sue istituzioni. Con 103 milioni di abitanti e più di 60 milioni di poveri, la speranza è fragile. Questo Messico di Siqueiros, di Orozco, di Diego Rivera, di Tamayo, di Octavio Paz, di José Emilio Pacheco, di Carlos Monsiváis, degli operai, degli studenti, dei cittadini comuni, come me: fa male ma il popolo non dimentica e la storia conserva il ricordo di quanto accade. Sinceramente non votai per Vicente Fox, né per Felipe Calderón , altrimenti adesso mi troverei in terapia intensiva”. Monique Camus
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