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Terrorismo mediatico e quarto potere in America Latina
Di Annalisa (del 24/04/2008 @ 11:15:17, in Dis-informazione/Des-información, linkato 1158 volte)

manifestazione a Caracas in ocacsione del primo incontro contro il terrorismo mediatico

Foto: Luigino Bracci

A Caracas, nell’ultima settimana di marzo, si sono svolti contemporaneamente due incontri   di significato diametralmente  opposto e che hanno avuto come tema centrale la libertà di stampa e l’influenza che  i media hanno nella vita sociale e politica dell’America Latina.
Si è tenuta infatti sia la riunione semestrale della  Sociedad  Interamericana de Prensa (SIP), che raggruppa editori  e rappresentanti dei maggiori mezzi di comunicazione degli Stati Uniti e dell’ America Latina,  fortemente critica con i governi progressisti  della regione, e  particolarmente  con quello venezuelano, sia il primo  convegno “latinoamericano contro il terrorismo mediatico”  che questi governi subiscono da parte dei mezzi privati di comunicazione in un contesto più ampio di strategia  al servizio delle grandi potenze e dei poteri economici  organizzato dal Foro Latinoamericano e dall’Agenzia Bolivariana de Noticias (ABP) al quale hanno partecipato  operatori della comunicazione e giornalisti di  oltre 14 paesi.
La Sociedad Interamericana de Prensa, “il braccio giornalistico del governo americano” come la definisce il giornalista cileno e segretario esecutivo della Federación Latinoamericana de Periodistas (FELAP),  Ernesto Carmona,   ha  ovviamente denunciato  in questa  riunione,   come fa da tempo ormai, le presunte  violazioni alla libertà di stampa commesse da parte del governo di Hugo Chávez.
Un paradosso, come lo stesso Chávez ha tenuto a sottolinerare: “condannano il Venezuela  per le violazioni della libertà d’espressione dalla stessa Caracas dove affermano che si vive sotto dittatura”.
Ricordiamo che la stessa SIP lo scorso anno, consegnò il Premio alla libertà di Stampa , a Marcel Granier, l’imprenditore venezuelano proprietario dell’emittente RCTV alla quale il Venezuela non rinnovò la licenza alla sua scadenza e che ebbe parte attiva nel golpe dell’aprile 2002 contro il presidente  Chávez.
Il quarto potere è esercitato dagli Stati Uniti e dalle grandi multinazionali che controllano i mezzi di comunicazione  in America latina proprio attraverso  la Sociedad Interamericana de Prensa  alla quale sono legati gruppi oligarchici della regione che a loro volta controllano la stampa nei loro rispettivi paesi.
Come riferisce Ernesto Carmona, “uno sguardo ai nomi che compongono il direttivo della SIP” semplifica la comprensione di quanto sopra affermato.
La direzione amministrativa della società è in mano a sette persone, di cui cinque sono  proprietari di quotidiani statunitensi e solo due sono  latinoamericani, dei quali uno, il direttore esecutivo, con scarsa voce in capitolo  è un cileno, Julio  Muñoz Mellado,  l’altro, che invece occupa la vicepresidenza della SIP,  è un nome noto. Si tratta  infatti del colombiano    Enrique Santos Calderón . La sua famiglia,  oltre ad essere proprietaria di El Tiempo, il quotidiano più diffuso in Colombia,  ha due rappresentanti anche nel governo, che sono Francisco Santos Calderón, cugino di Enrique  e Juan Manuel Santos Calderón, il fratello di Enrique ,  rispettivamente vicepresidente e ministro della Difesa del paese.
La Sociedad Interamericana de Prensa, si avvale nella regione  dell’appoggio  di gruppi locali imprenditoriali, legati al mondo della comunicazione, spesso vincolati alla destra più conservatrice e reazionaria dei singoli paesi, la quale a sua volta mantiene stretti legami con la destra europea, particolarmente quella spagnola.
Il caso di Marcel Granier è emblematico in questo senso. Può ancora nel suo paese, in Venezuela, dove ha apertamente appoggiato un colpo di Stato, applicando tecniche di terrorismo mediatico dalla sua emittente RCTV,  prendere parte alle riunioni della SIP dove esprimere quanto appreso  al convegno dei neo-con ultraliberisti che si era tenuto qualche giorno prima a Rosario in Argentina presieduto da Mario Vargas Llosa e dove hanno preso parte ovviamente José María  Aznar e quasi tutti gli ex presidenti latinoamericani legati alla destra e al neo-liberismo, dal messicano Vicente Fox al salvadoreño Francisco Flores, dall’ecuadoriano Osvaldo Hurtado al boliviano Jorge “Tuto”  Quiroga.
Contro il terrorismo mediatico, portato avanti dalla  SIP in America Latina, secondo questa direttrice che, dagli Stati Uniti  non casualmente  passa attraverso la famiglia Santos e quindi la Colombia, ha avuto grande successo a Caracas,  nel Centro de Estudios Latinoamericanos Rómulo Gallegos (Celarg),  ad appena un isolato di distanza dal grande Hotel Caracas Palace,  dove era riunita la SIP, la denuncia che è stata fatta contro quello che Freddy Fernández direttore di ABN ha definito “l’uso dei mezzi di comunicazione come armi politiche contro alcuni governi della regione”. Una denuncia quindi, contro il tentativo,  da parte di potenti gruppi economici e finanziari,  di destabilizzare, nella logica di un conflitto a bassa intensità, i governi dei paesi che si stanno lentamente affrancando dal dominio economico, politico e militare del Nord.
Nella Dichiarazione di Caracas che è scaturita da questa denuncia, viene chiesto a  tutti i capi di Stato dell’America Latina e dei Caraibi di includere il tema del terrorismo mediatico nei vertici internazionali, dal momento che, è segnalato nel testo “il terrorismo mediatico è la prima espressione e condizione necessaria del terrorismo militare ed economico che il Nord industrializzato utilizza per imporre all’Umanità la sua egemonia imperiale e il suo dominio neocoloniale”.
La condanna, oltre che  alla Sociedad Interamericana de Prensa  è stata estesa  anche a quei gruppi come Reporter senza frontiere  che  “rispondono ai dettami di Washington  nella falsificazione della realtà e nella diffamazione globalizzata” (e che ammette apertamente di essere finanziata dal governo statunitense a questo scopo)  ma anche però all’Unione Europea, che compie questo ruolo rispondendo a vecchie alleanze e nuove egemonie economiche nella regione.