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Rocco Cotroneo, Il Corriere della Sera e il perdono di padre Von Wernich
Di Annalisa (del 09/07/2007 @ 15:10:04, in Dis-informazione/Des-información, linkato 1400 volte)

“La vita degli uomini dipende da Dio e dalla tua collaborazione….”

Così diceva il cappellano militare della polizia della provincia di Buenos Aires, Christian Von Wernich il cui processo è iniziato a La Plata lo scorso 5 di luglio, ai detenuti dei centri clandestini di tortura della dittatura argentina a cui “misericordiosamente” faceva visita.
Sebbene per il momento il religioso si sia avvalso della facoltà di non rispondere, e in alcune precedenti dichiarazioni annesse al processo abbia definito i CCD (Centri Clandestini di Detenzione) semplicemente come delle carceri con tanto “di scudo e bandiera” e i desaparecidos “carcerati che nessuno maltrattava”,  le accuse contro di lui, supportate da decine di testimonianze, sono gravissime. Ha infatti partecipato direttamente a circa 31 casi di tortura e 42 sequestri, è accusato inoltre di 7 omicidi e della sparizione di una neonata, tutti episodi avvenuti durante gli anni 1977/1978 in cui come cappellano militare aveva accesso ai centri di detenzione di Buenos Aires e provincia.
Nel 2003 il giudice platense Corazza, dichiarando l’incostituzionalità delle leggi di Obbedienza Dovuta e Punto Finale, aveva disposto l’immediata detenzione di Von Wernich, dando il via al primo processo contro la dittatura che coinvolge direttamente la Chiesa Cattolica.
Dall’ organizzazione  “Justicia ya!” di  La Plata, che riunisce  diversi gruppi per la difesa dei diritti umani fanno sapere che: “questo nuovo processo ci trova in una situazione di estrema gravità. Sono passati già nove mesi dalla scomparsa di Julio López e da allora continuano le minacce e le aggressioni a testimoni, familiari, avvocati, funzionari e militanti. Una volta ancora denunciamo che l’impunità che fa da padrona nelle indagini sulla scomparsa di López sta generando altra impunità e dichiariamo responsabile il Governo dell’incolumità di tutti coloro che parteciperanno in questo processo”.
Jorge López , testimone principale del processo contro Miguel Etchecolatz , ex direttore della polizia di Buenos Aires e condannato all’ergastolo per i suoi crimini è scomparso infatti proprio da La Plata  nove mesi fa e di lui non si hanno più notizie.
Il tribunale che ha condannato Etchecolatz è lo stesso che ora sta procedendo contro Von Wernich e lo stesso giudice Carlos Rosanki che condannò Etchecolatz in primo grado ha dichiarato di aver ricevuto numerose minacce.
Dal canto suo il cappellano, affida la denuncia della sua “persecuzione” alla pagina web ultraconservatrice www.politicaydesarrollo.com.ar dove è appoggiato a gran voce da Cecilia Pando, presidente dell’Associazione Familiari e Amici dei Prigionieri Politici, che sostiene i  militari e tutti coloro, religiosi compresi, che hanno appoggiato la dittatura e i suoi crimini e che gli è stata vicina tra il pubblico per tutta la durata dell’udienza del 5 luglio.
Nella  home page del sito politica y desarrollo si legge: ”no le buscamos la quinta pata al gato y tampoco lo dejamos rengo” che più o meno sta per “non cerchiamo la quinta zampa al gatto ma nemmeno lo lasciamo zoppo”.
Non cerchiamo certo la quinta zampa al gatto, o come diremmo dalle nostre parti il pelo nell’uovo, ma nemmeno lo vorremmo lasciare zoppo  come invece vorrebbe fare con la verità e la giustizia Rocco Cotroneo dalle pagine de Il  Corriere della Sera.
La giustizia ha un colore forte e deciso come il bianco dei fazzoletti de las Madres e non quello delle mezze misure che Rocco Cotroneo in un articolo che almeno nella sua parte iniziale agghiaccia, vuole proporci.
Ripercorrendo le atrocità commesse dal sacerdote, infatti  la coscienza  del giornalista  riesce a fargli venire il dubbio che l'attaccamento alla memoria storica forse ci rende particolarmente incapaci a guardare avanti, suggerendogli che ogni tanto sarebbe il caso di staccare gli occhi dal retrovisore.
Quale retrovisore? Quello degli occhi dei testimoni nel processo contro Christian Von Wernich che hanno desiderio di rendersi giustizia ma anche il timore di fare la stessa fine di Jorge López e non si fidano nemmeno  delle misure cautelari della polizia di Buenos Aires o quello degli occhi gelidi di Von Wernich?
O forse, più probabilmente il retrovisore del Vaticano che sembra tacere sul processo al cappellano militare di Buenos Aires ma che in Italia dopo le recenti polemiche sul video dei preti pedofili probabilmente non saprebbe come giustificare questa volta così tante  atrocità?
La coscienza comune, Signor Cotroneo, suggerisce che dopo tanta impunità,  di cui il cappellano militare della polizia di Buenos Aires ha ampiamente goduto di fronte ai crimini efferati che ha commesso, e che  vengono iscritti dalla giurisdizione universale come crimini contro l’umanità, giustizia venga fatta e non per semplice attaccamento alla memoria storia o per incapacità di guardare avanti ma per almeno un paio di motivi fondamentali.
In primo luogo il rispetto per le vittime che quei crimini li hanno subiti e per i loro familiari che si rivolgevano al cappellano almeno inizialmente con l’animo fiducioso verso l’istituzione che egli rappresentava (la Chiesa Cattolica) e poi per il monito che rappresenta il punire tali crimini in una società come quella argentina ancora fortemente condizionata dal retaggio della dittatura e dell’impunità.
Jorge López, probabilmente è stato ucciso, desaparecido sicuramente due volte, per aver raccontato la sua storia, per aver condiviso la sua memoria storica davanti ad un giudice, ma soprattutto per non essere riuscito a staccare gli occhi dal retrovisore, come Rocco Cotroneo vorrebbe facessero gli altri 120 testimoni del processo contro il cattolico Von Wernich.
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