Al Trullo esplode la rabbia
INVIATA AI GIORNALI IL 4 OTTOBRE 2006
AL TRULLO ESPLODE LA RABBIA
In riferimento al gravissimo episodio di rappresaglia di chiara matrice xenofoba e razzista contro un bar abitualmente frequentato da immigrati romeni in zona Trullo a Roma, vorrei fare alcune precisazioni.
Vivo in questa zona ormai da parecchi anni ed il fenomeno del degrado, che ora viene ricondotto solo ed esclusivamente alla presenza degli extracomunitari, come anni fa fu per la presenza degli zingari per la vicinanza del campo nomadi solo recentemente smantellato, ha raggiunto proporzioni spaventose.
Il discorso è molto più ampio e va al di là del singolo episodio dei giorni scorsi, che pure ne rappresenta l'evidenza e coinvolge tutti gli abitanti di ogni nazionalità ed estrazione sociale.Esistono infatti realtà fin troppo diverse tra sé che devono convivere in uno spazio ristretto e penalizzante dove non ci sono opportunità per nessuno, dove si sommano e si scontrano problematiche differenti quali quella relativa alla mancanza degli alloggi, alla sicurezza, alla pulizia, alle strutture ricreative e culturali inesistenti.
Il quartiere è stato progressivamente abbandonato a se stesso, sono stati spesi soldi e tanti per i marciapiedi e i lampioni ma nulla viene fatto per la sicurezza, dov’è per esempio il poliziotto di quartiere tanto declamato da Berlusconi? Le poche ma sane attività e le iniziative che vengono condotte nel quartiere atte a favorire un’integrazione culturale tra gli abitanti o che rappresentano comunque un punto di incontro e di confronto rispetto all’ambiente sociale, non sono adeguantamente sostenute e sponsorizzate e gli sforzi e l'impegno di tanti cittadini viene reso sterile e privo di prospettive per la mancanza di supporto e sostegno da parte della pubblica amministrazione.
E quando non si vedono alternative, quando non si offrono valide opportuinità ecco che diventa tutto normale, ecco che si arriva anche paradossalmente a giustificare il fatto (come purtroppo ho sentito dire spesso in questi giorni) che una squadraccia di trenta incappucciati vada per le vie del quartiere decidendo di farsi giustizia da sé.
Annalisa Melandri
Roma
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